“Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo” di Adriano Petta

di / 14 gennaio 2011

8 marzo del 415 d.C.; Alessandria d’Egitto; Pietro il Lettore, a capo di un gruppo di monaci assassini chiamati “Parabolani”, uccide e fa a pezzi la filosofa e scienziata Ipazia, bruciandone, poi, il corpo insieme alla spazzatura. Mandante di un così brutale omicidio è Cirillo d’Alessandria, futuro santo e padre della Chiesa. Alla morte della donna segue la distruzione della Biblioteca di Alessandria, centro nevralgico di quella che verrà considerata in seguito la cultura classica. Il tutto in nome della fede in Dio e della crescente Chiesa cristiana.

Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo, pubblicato da La Lepre Edizioni, è un libro affascinante, coinvolgente, capace di regalare al lettore curioso una versione dettagliata – sebbene romanzata – dei fatti relativi alla figura di Ipazia d’Alessandria, ai suoi insegnamenti e alla sua tragica morte: vestale della conoscenza, dall’intelligenza originale e fervida, la protagonista cattura fin dall’inizio l’interesse di chi legge, ignaro che nel IV sec. d. C., in un centro-studi di Alessandria, spiccasse una figura femminile di così eccezionale statura. Orfana di madre, Ipazia crebbe con il padre Teone, sacerdote del tempio di Serapide ed uomo di scienza, che avviò fin dalla tenera età la figlia ai suoi stessi studi, consapevole delle sue doti particolari.

I due autori del libro, Adriano Petta e Antonino Colavito, ci regalano una rappresentazione memorabile della scienziata, descritta in tutta la sua naturalezza e genialità: erede della cultura alessandrina, Ipazia fu astronoma, matematica, filosofa, inventrice dell’astrolabio, dell’idroscopio e dell’areometro, tutta dedita ad approfondire la conoscenza e a divulgarla tra la gente esercitando un fascino irresistibile su chiunque l’avvicinasse.

La descrizione delle strade di Alessandria d’Egitto, così in fermento, così vive e ravvivate da culture diverse in simbiosi fra loro, concorrono nel dare al lettore una visione d’insieme di che cosa significasse vivere e morire in una città e in un periodo storico così particolari. Tempi difficili, senza dubbio: una scuola dove circolava il libero pensiero e dove coesistevano pagani, ebrei, cristiani, uomini e donne di qualunque condizione non poteva certo piacere alla crescente Chiesa cristiana; norme sempre più restrittive da parte dell’imperatore Teodosio, su istigazione dei vescovi, cominciarono a colpire i centri di studio, le opere dei grandi filosofi e scienziati del passati vennero date alle fiamme, le strade divennero il campo di battaglia dei temibili Parabolani e del vescovo Cirillo, miope autorità del potere ecclesiastico.

Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo racconta, dunque, una storia che andrebbe gridata ai quattro venti, una storia relativa a tempi non tanto diversi dai nostri, la storia di una donna coraggiosa che pagò con la propria vita l’amore per il sapere e l’odio verso l’ignoranza, nel suo significato più letterale. Per chi voglia approfondire ulteriormente la storia di Ipazia, magari dopo aver visto il film di Alejandro Amenábar, Agorà, ma anche per tutti coloro che desiderino leggere un romanzo storico ben strutturato e articolato relativo ai fatti di Alessandria, Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV secolo è decisamente la lettura ideale.
 

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