“L’uomo che inventò se stesso” di Emilio Ravel

di / 18 gennaio 2012

Affascinante seduttore, libertino impenitente, baro, delatore, giocatore dissoluto, affiliato della massoneria, mago, millantatore, avventuriero, filosofo raffinato del «Copulo ergo sum» e scrittore enciclopedico. Tutto questo e molto altro fu Giacomo Casanova (1725-1798).

Ispirandosi all’Histoire de ma vie, arricchita e filtrata da un’accurata documentazione, Emilio Ravel (alias Emilio Raveggi), noto giornalista e autore televisivo, uno dei pionieri della Rai, inviato prima e caporedattore poi di Tv7, curatore di numerosi programmi e rubriche, ci restituisce in L’uomo che inventò se stesso. Vita e commedia di Giacomo Casanova, un più autentico ritratto del veneziano di umili origini. Infatti Giacomo era figlio di una bella commediante, Zanetta Farussi detta la Buranella, di cui si invaghì anche Goldoni che compose per lei un intermezzo divertente e osé, La pupilla sulla relazione della attricetta con il suo capocomico, e di un mediocre ballerino di second’ordine, Gaetano Casanova, marito senza spina dorsale che permetteva ai più illustri nobili d’Europa di godere delle grazie di sua moglie.

Casanova ebbe ben centosedici donne. Tutte un po’ amate dal simpatico farabutto, a differenza dell’algido Don Giovanni mozartiano-dapontiano, salvo poi fuggirne. Oltre che donnaiolo fu anche un femminista ante litteram: scrisse un libello, Lana caprina in cui sosteneva che fossero piuttosto gli uomini vittime dei propri istinti sessuali anziché la donna del proprio utero.

In quel perpetuo carnevale che fu la sua vita, ogni giorno davvero inventava se stesso cambiando continuamente maschera: «Non vive, gioca a vivere». Con ogni mezzo lecito e soprattutto illecito cercò di entrare a far parte di quella classe aristocratica che lo canzonava e respingeva. Si inventò perfino di essere il figlio illegittimo di Michele Grimani, nobile patrizio, proprietario del teatro San Samuele di Venezia dove lavoravano i genitori. Un profondo sentimento di inferiorità e un pungente desiderio di riscatto lo spinsero per mezza Europa alla ricerca di quella protezione e affetto, mai godute, da donne, ma anche da uomini importanti: da Matteo Giovanni Bragadin, nobile a cui Giacomo aveva salvato la vita, che gli garantirà fino alla morte affetto paterno e vitalizio, passando per sovrani (Giuseppe II d’Austria, Stanislao Augusto I di Polonia, il re di Francia), conti, letterati (fu amico di Voltaire con cui ebbe accese dispute), fino all’amicizia con il principe de Ligne che «fissò in una frase questo risvolto del suo carattere: “Il est fier parce qu’il n’est rien!». Ogni mattina il sedicente “Cavaliere di Seingalt” lottava con il nulla da cui proveniva: «Casanova però poteva contare sulla sua fantasia, sul suo carattere, sulla sua eccezionale improntitudine nell’escogitare ogni giorno un coup de théâtre nella commedia della vita».

La sua vita fu davvero un’eterna commedia ricca di effetti speciali, di cadute e di risalite, di prigionia e fughe, di gioie da giovane grande viveur e di malinconie da vecchio scorbutico bibliotecario ormai impotente. Gli eventi cruciali, quali la reclusione e la fuga dai Piombi, l’amore per Henriette, il duello d’onore con un nobile polacco e, infine, l’esilio nel castello di Dux in Belgio, ospite del conte Waldstein, dove si dedicò alla scrittura delle sua autobiografia, sono riferiti dalla viva voce di Giacomo. Questi brani, capaci di restituirci l’atmosfera e il costume del secolo dei Lumi, inseriti da Ravel e tratti dalle Memorie casanoviane, sono gli intermezzi di un racconto fluente, ironico e accattivante di questo saggio che ha le movenze di un romanzo.

Il sipario si chiude lasciando sul palcoscenico un uomo ormai vecchio e sdentato che si congeda dal mondo con un ultima battuta teatrale: «Gran Dio e voi testimoni della mia morte, ricordate che ho vissuto da filosofo e che muoio da cristiano!».

Non fu certo un’esistenza esemplare quella di Casanova, ma sicuramente originale: l’interesse e le discussioni che da sempre suscita la fama di quest’uomo non possono, del resto, lasciare dubbi a riguardo.

(Emilio Ravel, L’uomo che inventò se stesso. Vita e commedia di Giacomo Casanova, La Lepre Edizioni, 2011, pp. 346, euro 22) 

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