“Il mio Nirvana” dei Kamchatka!

di / 10 agosto 2012

Ancora una volta ci tuffiamo nel prosperoso panorama della musica romana. Questa volta è il turno dei Kamchatka!, band formata nel 2007 da Alessandro Lepre Gnerre, Andrea “Capel” Bucci e Manuel Tevar Sanguigni. Il primo lavoro dei tre ragazzi, Scorribanding – Attacco il Giappone con 3, risale al 2008, un anno dopo la  nascita del progetto.  Appare subito chiaro sia dal titolo del gruppo, sia da quello del primo EP (composto da 3 canzoni e distribuito gratuitamente alla fine dei primi concerti) il richiamo al celeberrimo gioco da tavolo Risiko!, ideato oltre sessanta anni fa.

Nel 2011 i Kamchatka! presentano al pubblico romano il primo vero disco, Il mio Nirvana. I titolo è un omaggio alla band di Kurt Cobain, da cui il gruppo capitolino ha preso un po’ di quel genere grunge che non è difficile ritrovare tra le nove tracce che compongono l’album.

La prima canzone, che ha lo stesso titolo del disco, oltre a essere subito un’ottima presentazione dello stile e dell’energia dei Kamchatka! nasconde (neanche troppo velatamente) continue citazioni a diversi gruppi musicali, come ad esempio Alice in Chains o Pearl Jam.

Nelle successive “L’ultimo incanto” e “Piup” si cambia registro e l’accento viene posto sulle storie d’amore e i rapporti di coppia. Soprattutto in “Piup” anche il ritmo cambia in parte direzione, dando l’impressione di avvicinarsi più a una ballata che allo stile rock di cui è intriso tutto l’album.

L’energia esplode di nuovo prepotente in “Addio miei falsi dei”, che apre la strada per “Alla continua  ricerca di un equilibrio”, la quinta traccia – della durata di circa otto minuti – che sembra quasi dividere in due l’intero album.

Il mio Nirvana prosegue fino alla fine alternandosi tra ritmo energico e testi mai banali passando per “Weiss”, dove ritorna un’atmosfera più romantica, accompagnata anche dal suono della chitarra acustica che fa la sua comparsa a metà traccia.

In chiusura troviamo “Un’altra vittima”, con la quale i Kamchatka! sparano la loro ultima cartuccia con il botto. Un botto (in pieno stile grunge, per chiudere in bellezza) che dura poco più di cinque minuti, per poi sfociare dopo qualche minuto di silenzio nella ghost track del disco, “Lettera dal Nirvana”, lo struggente flusso di coscienza di un giovane alla ricerca di risposte spesso troppo difficili da trovare. L’ultima frase, quella che davvero mette il punto a Il mio Nirvana, è un appello quanto mai attuale: «Se c’è qualcosa che ho imparato da questa vita… beh, che dire, è ribellatevi, ribellatevi alle ingiustizie».

I Kamchatka! ci lasciano così, e viene da chiedersi se sia veramente il caso di aggiungere altro e rischiare di rovinare ogni cosa. Rimane solo il pollice alzato per un esordio sicuramente positivo, a cui si aggiungono i complimenti per la scelta (mai banale) di cantare testi completamente in italiano, senza scendere a compromessi con l’inglese ormai inflazionato.

L’ultimo consiglio che posso dare agli appassionati di musica romana (e non solo a loro) è di approfittare degli eventi che offre la capitale per ascoltare i Kamchatka! dal vivo. Un consiglio spassionato.


Leggi l’intervista ai Kamchatka!


I Kamchatka! su internet:
http://www.myspace.com/kamchatkaita

http://kamchatka.bandcamp.com/album/il-mio-nirvana
http://www.youtube.com/user/mrscorribanding

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