“Paul Klee e l’Italia” alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma

di / 16 ottobre 2012

Una passeggiata per la campagna romana, verso Tivoli e Anzio, con alla mano Tacito, Tolstoj (La potenza delle tenebre), Murger (La Bohéme), Zola (Roma). Una visita a un museo, un monumento. Una serata al teatro. Riflessioni appuntate su diari, pensieri che si nutrono di luce e colori mediterranei: in poche immagini alcuni momenti di viaggio di un artista.

Paul Klee (1879-1940) giunge in Italia per la prima volta nel 1901 insieme all’amico Hermann Haller. Ha con sé Il Cicerone di Jacob Burckhardt e Il viaggio in Italia di Goethe, due testi fondamentali per un tedesco e per chi voglia affrontare il Grand Tour del paese. Da secoli prima di Klee l’Italia è stata meta di viaggi di studio, tra le rovine antiche, tra i grandiosi monumenti, tra la bellezza e la varietà del paesaggio e anche per questo artista i nuclei fondamentali dell’esperienza nella penisola sono proprio la natura e la cultura. Nei suoi ripetuti incontri con l’Italia Klee ha coltivato per essa una profonda affezione, superando l’iniziale avversione per quei modi eccessivi e sgarbati della gente, poi compresa e amata. Osserva i volti – “Ritratto della Signora P. al Sud”– e i luoghi. Li vive. L’Italia, infatti, non si offre solo come occasione di studio e di lavoro, ma rappresenta anche un ambiente di rifugio e di riposo. Negli anni Venti si concede infatti delle vacanze, quando la posizione di insegnante assunta al Bauhaus di Weimar gli consente di poter effettuare alcuni soggiorni all’estero.
 


 

Tra le diverse esperienze di viaggio una sicuramente è stata reputata decisiva per la formulazione del suo immaginario: la visita a Tunisi, nel 1914, è da considerare uno dei principali motori della sua opera, come l’artista stesso dichiara nel proprio diario, scrivendo che la nascita come pittore e la conquista definitiva del colore sono avvenute sotto il segno esotico e suadente della sera tunisina.

Klee ama gli scenari e gli ambienti mediterranei, è pervaso e rapito dai colori e dalla luce di quei luoghi: le atmosfere della Tunisia, dell’Egitto, della Francia, dell’Italia lo conquistano e influenzano il suo lavoro in modo determinante.

Il pittore viene in Italia sei volte. Il primo viaggio, quello di formazione, che lo conduce tra le città di Roma, Napoli e Firenze, non darà vita a molte produzioni, ma costituisce sicuramente un momento di profonda riflessione. Quadri, invece, come “Mazzarò”e “Costruzioni portuali”derivano dai successivi soggiorni in Sicilia e all’Isola d’Elba, a cui si accompagnano visite in numerose altre città tra cui Ravenna, città che suscita una tale suggestione con i suoi risplendenti mosaici bizantini, da ispirare una svolta stilistica riconoscibile nelle opere della fase pointilliste, come ad esempio “Croci e colonne” del 1931, in cui le forme sono composte da piccolissime pennellate di colori vivaci che riproducono l’effetto delle tessere musive.
 


 

Ma vi è un altro fondamentale stimolo artistico proveniente dall’Italia che colpisce e impressiona il pittore: quelle linee verticali, fuggenti, rapide e convulse che rendono il Futurismo cantore del dinamismo delle forme. La partecipazione di Klee al movimento del “Cavaliere Azzurro” di Kandinskij e Marc lo avvicina agli esiti delle avanguardie e sebbene questo lo porti a coltivare una particolare ammirazione per Picasso e Delaunay, l’artista viene colpito dalle opere dei futuristi italiani che, per quanto si distanzino dalla sua sensibilità per il vitalismo esasperato, il piacere della sommossa, l’attenzione alla folla urbana e alla meccanicità crescente della vita quotidiana, mostrano un punto di contatto su un tema specifico, quello dell’architettura e della città. Acquisisce, inoltre, grazie a tale estetica, un senso dell’utilizzo del colore e della luce impiegati per imprimere nella forma qualità dinamiche e temporali, elemento quest’ultimo, il tempo, molto vicino alla sua anima di musicista – Klee era, infatti, un eccellente violinista. Risultato dell’incontro con il battagliero e rumoroso movimento italiano sono le opere “Astratto-guerresco” del 1914 e “Composizione urbana con finestre gialle” del 1919, elaborate secondo la propria visione astratta. Klee crea associazioni e contrasti affidandosi a strutture semplici, basilari, archetipe, come le fasce cromatiche parallele e le scacchiere colorate, che scandiscono le varie fasi del suo percorso creativo. A volte colore e linea convivono, altre volte si presentano solo il ritmo e le variazioni tonali delle superfici cromatiche.
 


 

Se finora sono state considerate le sezioni delle mostra che analizzano le suggestioni e le influenze ricevute dall’Italia, non meno importante è il percorso inverso, ossia la ricezione del pittore nel paese. Klee è sicuramente uno degli artisti tedeschi più apprezzati e la diffusione del suo lavoro, avvenuta principalmente grazie ad alcune Biennali veneziane, ha determinato la crescita di un reale interesse nei suoi confronti: artisti come Licini, Melotti, Novelli e critici come Argan, Dorfles, Ponente, hanno contribuito a far conoscere l’opera del pittore in Italia.

La mostra ora presente alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, attraverso opere di artisti che hanno ispirato e che hanno subito l’influenza del maestro tedesco, offre un percorso pieno di stimoli, importanti per comprendere non solo la singola personalità dell’artista, ma anche per intendere una temperie culturale e gli esiti di alcuna pittura, quella italiana in particolare, degli anni a cavallo e successivi alla metà del secolo passato.

 

Paul Klee e l’Italia
Dal 9 ottobre 2012 al 27 gennaio 2012 presso La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Per ulteriori informazioni: http://bit.ly/RDl3EO

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