“Lonerism” dei Tame Impala

di / 29 ottobre 2012

Una one man band australiana con il nome ispirato all’antilope africana, secondo voi, che tipo di musica può fare? Pop commerciale, classico rock, cantautorato, metal pesante? No, niente di tutto ciò. Fortunatamente.

I Tame Impala fanno dell’originalità e dello stile unico il marchio di fabbrica: un indie-psichedelico avvolgente e ipnotico, figlio del groove degli anni ’60, salito alla ribalta due anni fa grazie al fortunato esordio Innerspeaker.

Con il seguito, Lonerism, Kevin Parker – mente e anima del progetto – conferma le buone premesse, senza spostarsi troppo dai lidi del primo disco. Sicuramente è più accentuata la parte elettronica, finalizzata a rendere il suono più corposo e definito. Per il resto, la batteria  implacabile di Jay Watson tiene sempre il controllo della situazione. Poi le chitarre, sintetizzate e distorte, spesso tendenti al prog, accompagnano i fulminanti ritornelli.

Due i modelli lampanti nel secondo disco: i Beatles lennoniani di “I Am the Walrus” e i Flaming Lips più allucinati, con cui il gruppo ha recentemente duettato nella visionaria “Children of the Moon”, contenuta nell’ultimo lavoro dei padri americani Flaming Lips and Heady Fwends.

Ascoltando le tracce, colpisce di più il Lato B: “Why Won’t They Talk to Me?” è molto probabilmente la traccia simbolo dell’album, con l’introduzione elettronica e il nebuloso cantato, prima che la ritmica e i suoni portino al pieno coinvolgimento dell’ascoltatore. Altrettanto bella e particolare è la seguente “Feels Like We Only Go Backwars”, molto suggestiva e vagamente Beach Boys. Altro pezzo forte della seconda metà del lavoro è “Elephant”, martellante e irrefrenabile, già vittima di remix da parte dei numerosi estimatori. E mentre il piano di “Sun’s Coming up (Lambingtons)” avvia Lonerism alla conclusione, non possiamo che consigliare l’ascolto di questo disco, ideale per chi vuole scappare dal mainstream musicale globale e rifugiarsi nel paradiso musicale onirico e fantastico proveniente da Perth, Australia, già crogiolo di una scena artistica che si spera presto farà parlare di sè. In positivo, ovviamente. 
 

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