“Mi fa male una donna in tutto il corpo” di Matteo Maria Orlando

di / 1 novembre 2012

È un piccolo canzoniere d’amore quello offertoci da Matteo Maria Orlando, intitolato Mi fa male una donna in tutto il corpo e pubblicato da La Vita Felice editore.
In versi raffinati e straordinariamente musicali, il poeta, con maestria e abilità, nonostante la giovane età, racconta il suo bisogno d’amore, descrive le bellezze della sua donna, lamenta la sua assenza, il «disteso martirio / della vibrante attesa» o il dolore dell’allontanamento sancito da versi come «partire / in fondo cos’è / se non morire?»
Già le parole di Jorge Luis Borges, citate in apertura e nel titolo della silloge, introducono in un’atmosfera incantata, in un universo vibrante di emozioni: nella contemplazione di una figura reale si esprime e si espande l’affetto del poeta.
La donna, sintesi razionale e sensibile della perfezione, è descritta come un’apparizione miracolosa, assurge a simbolo di verità e di fede, anche se di tanto in tanto, con elegante soavità, se ne loda la corporeità. Grazie a lei, scrive Orlando, «l’infante s’è fatto uomo, e l’uomo / poeta».
In molti testi, sempre sorretti da solide reminiscenze culturali e letterarie, è possibile rinvenire stilemi di diversa provenienza, apporti di paesaggio del sud (il poeta è salentino), per non parlare degli echi stilnovistici in versi come: «S’avanza / tra fango e nebulosa / col ritmo incalzante dell’onda» o «il cosmo si flette / al suo passaggio».
Nonostante il monologo serrato, evidente in alcuni versi, l’autore resta sempre “in relazione” con l’oggetto d’amore. Da emozione intima e individuale l’amore diviene sentimento universale e trascendente, tanto che anche la storia e la realtà circostante sono assimilate ai tratti fisici della donna, «la storia ha gli occhi, / come i tuoi, / atroci». È forza che travolge e deterge, «violento il tuo fluire, è avanzata di falange» così come «milizie» sono le sue labbra, diviene viatico di conoscenza, sentimento del mondo quando scrive «leggo / sul tuo palmo / l’esatta geografia / dell’universo».
Di qui il passo è breve, facile desiderarla sposa, madre dei propri figli, cibo stesso, «Sei il pane che s’accalda / nelle mani della madre», dove gli elementi pane, calore, mani, madre diventano allusivi di benessere, di un calore familiare che riscalda e che sostiene fino a considerarla l’ultimo approdo, «l’isola che l’esule / rimpiange / nell’ultimo sospiro» che ricorda certi temi e atmosfere foscoliani. Ed è così che nello stesso verso coesistono elegia e dramma, contemplazione appassionata di ciò che è nobile e bello e contenimento del proprio dolore segreto.
Come scriveva Borges: «È l’amore: l’ansia e il sollievo di sentire la tua voce, / la speranza e la memoria».

(Matteo Maria Orlando, Mi fa male una donna in tutto il corpo, La vita Felice, pp. 64, euro 10)

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