“Twins” di Ty Segall

di / 2 novembre 2012

Twins di Ty Segall è un lapillo, un bolide. È difficile capire quando esattamente l’americano Segall sia esploso, dato il notevole numero di split album, compilation, collaborazioni e progetti degli ultimi cinque anni; certo è che questa deflagrazione non si è ancora fermata.
Il 2012 ha visto l’uscita di tre lp del musicista di San Francisco, tre progetti differenti e unici. Dal rock’n’roll psichedelico di Hair con i White Fence, al suono sporco e lo-fi di Slaughterhouse, all’ultima fatica, la sintesi policentrica di Twins, uscita per l’etichetta Drag City i primi di ottobre.
Twins è un fiume in piena: a discapito della compattezza e della totale coesione formale le tracce scorrono veloci senza mai richiedere uno skip; è il tratto distintivo di un artista in pieno fervore, con una necessità espressiva immediata, evidente all’ascolto – come se non bastassero le undici uscite discografiche degli ultimi due anni. Tempi veloci, riff nervosi, testi diretti, influenze musicali innumerevoli.
Dalla prima traccia, “Thank God for Sinners”, s’intuisce già il tenore dell’album, ma si resta subito spiazzati di fronte all’aggressività quasi punk di “You’re the Doctor”. Il salto verso “Inside Your Heart”, paranoica musicalmente quanto a livello testuale («It is living inside of me», inizia), è alto e lungo; ma ascoltando bene questi primi tre pezzi si percepisce la presenza di un tema, una ricorrenza sonora tra le tracce che le fa scorrere e dà loro omogeneità. Così la quarta, il singolo “The Hill” sorprende con l’intro femminile e delle vaghe reminiscenze beatlesiane nella voce di Segall. Non mancano i pezzi in cui il tempo rallenta, le pennate si lasciano sfogare, come in “Ghost” o nella psichedelica “Handglams”, fino ad arrivare al folk di “Gold on the Shore” e all’ultima “There is no Tomorrow”, un occhiolino a Syd Barret.
Le tematiche dei testi sono per la maggior parte dirette, niente di clamoroso o innovativo, alle volte palesi dai titoli (“Would You Be My Love”) ma anche grazie al cantato fanno da perfetto contralto alla strabordante forza strumentale.
Quando un genere musicale, il garage rock in casa Segall, è già stato rivisitato e sviscerato più e più volte, la saturazione è sempre in agguato o forse addirittura già avvenuta; in questi casi un punto di vista particolare e particolarmente ispirato aiuta a non perderne il valore. Ty Segall ha questa capacità, l’ha dimostrato e sta continuando a farlo. Se volete una prova, ascoltate Twins.

 

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