“Robert Doisneau. Paris en liberté” al Palazzo delle Esposizioni di Roma

di / 3 novembre 2012

Un francese medio, di media statura anche, con nessun segno particolare se non una macchina fotografica che comunque tende a non esporre qualora non necessario. Questo è il modo che un fotografo timido ha trovato per descrivere se stesso. Gli scatti di Doisneau, come sottolinea Sylvain Roumette in un’intervista all’artista, sono privi di avvenimenti, elemento, questo, che deriva probabilmente dall’idea del fotografo che esistano ambiti segreti in cui non si deve entrare e da quella sua timidezza che impone una distanza con i soggetti. Questa lontananza è inizialmente un tratto imposto dal carattere, lo stesso Doisneau ammette che i primi scatti sono rivolti a mucchietti di sassi e a uno steccato ricoperto da poster rotti perché non ha il coraggio di avvicinarsi troppo alla gente. Ma questo spazio che si viene a creare tra lui e i soggetti diventa, poi, un tratto caratteristico della sua fotografia, ricercato volutamente. Nelle sue immagini vi è sempre stato un tentativo di trovare tra le persone uno spazio interno ed è questo, insieme a una certa organizzazione dell’immagine a renderla leggibile. A questo si aggiunge, infine, il fascino. Uno degli aspetti fondamentali dell’opera di Doisneau è quel qualcosa di misterioso che è entrato per caso nella foto, definibile come una sorta di profumo che si sprigiona nel tempo. È quello che avviene secondo lui con le immagini di Kertész: hanno la capacità, alcune delle sue fotografie, di invecchiare bene e di rilasciare un fascino impossibile da analizzare, destinato a impreziosirsi sempre di più con lo scorrere degli anni.

Oltre a Kertész, non si può non menzionare l’ammirazione per Brassaï e per Atget. Entrambi i fotografi sono noti per i loro ritratti di Parigi: architetture, strade, angoli e realtà più nascoste, come ciò che si schiude e si agita durante l’accattivante notte parigina. Brassaï è stato un narratore appassionato della vita notturna della città, delle sue vie vuote e piazze deserte e dei suoi bar pieni di personaggi di ogni tipo, animati da prostitute, ballerine, coppiette, clochard. Doisneau, anche, ama passeggiare per Parigi di notte alla ricerca dei margini spaziali e sociali della realtà urbana, poiché è attratto dalle presenze più periferiche, meno considerate, come gli stessi operai, soggetto che comincia a studiare a partire dalla sua occupazione come fotografo alla fabbrica Renault. È un momento importante sul piano del lavoro e della formazione, che segue il periodo di apprendistato presso André Vigneau, fotografo, disegnatore, scultore, uomo dalle idee rivoluzionare che apre all’artista le porte di un nuovo mondo, quello dell’avanguardia, della cultura e degli artisti del tempo, pittori, scrittori – a questo periodo risale l’inizio dell’amicizia con Jacques Prévert – soggetti futuri dei suoi scatti. È in questo momento – è il 1932 – che decide di comprare la sua prima macchina fotografica, una Rolleiflex, con cui si aggira per Parigi e nella periferia di Gentilly. Inzia qui la sua vocazione di fotografo della strada.
 


Doisneau è questo. Un fotografo di vita e di strade, di una città, Parigi, assaporata, trasmessa nei suoi tratti quotidiani, offerti e condivisi a chi li voglia conoscere, perché le fotografie non si fanno per sé, «ma di sicuro solo per condividerle», diceva. Il suo intento, però non è quello della trasmissione, non vuole immortalare la città in modo che la sua opera diventi una testimonianza, ma lo fa perché ama osservare, camminare, perché si interessa.

Robert Doisneau. Paris en liberté, la mostra ora presente al Palazzo delle Esposizioni di Roma, ristabilisce proprio questa dimensione: quella di una passeggiata per la città francese. Gli scatti esposti sono davvero molti, più di duecento e presentano una visione ampia e sfaccettata di Parigi, negli anni che intercorrono tra il 1934 e il 1991. Quello che si segue nella camminata è un ordine tematico che mostra i diversi oggetti su cui si è soffermata l’attenzione del fotografo: innumerevoli istantanee che ritraggono persone comuni, impegnate in azioni comuni o personaggi illustri del mondo della cultura, dell’arte, del cinema e della moda: Doisneau ha operato anche in questo ambito, lavorando per la rivista Vogue, ingaggio questo che gli ha permesso di entrare in contatto con quei circoli dell’alta società a cui però non si è mai legato, sempre più dedito alle vicende comuni e alla gente semplice incontrata per strada.
 


Vi sono, dunque, ritratti di Picasso, di un intenso Giacometti, di scrittori suoi amici come il già citato Prévert e Blaise Cendrars, vi sono personaggi di spicco del mondo dell’alta moda, Coco Chanel, Jean Paul Gaultier, una lunga carrellata di nomi e volti noti, ma anche foto di bambini, innamorati, persone che semplicemente passeggiano e vivono la loro giornata. Vi sono “I fratelli” che giocano a camminare facendo una verticale, “La vetrina di Romi” che espone un’immagine maliziosa di una donna nuda che i passanti si soffermano a osservare con reazioni diverse – una disamina divertente sullo sguardo, questa – e anche il famoso scatto che ritrae il bacio a l’Hotel de Ville. Doisneau si apposta, attende e prende all’amo immagini, termine non a caso utilizzato essendo il fotografo un appassionato di pesca; alcuni scatti sono ricostruiti, è vero, come nel caso del “Baiser Blotto”, due ragazzi che si baciano su un risciò: quelle nella fotografia sono infatti due comparse e questo può far pensare all’assenza di spontaneità nella realizzazione dello scatto; ma è da aggiungere che riproducono un’azione vista in precedenza dall’artista che non aveva avuto il consenso da parte dei veri interessati a poter diffondere l’immagine, visto che si trattava di un bacio rubato da un garzone alla figlia del padrone.
 


Quello che resta e si respira in questa mostra è una città, un modo di vederla, di sentirla e di viverla. Doisneau ha girovagato per Parigi e ne ha raccontato quasi tutto. La capitale francese è sicuramente un palcoscenico che ha favorito questa narrazione, ripensando alle parole di Nietzsche «come artista, un uomo non ha altra patria in Europa che Parigi»; ma è vero che la bellezza e la particolarità della quotidianità di questa città non avrebbero mai potuto desiderare un cantore più abile.

 

Robert Doisneau. Paris en liberté
Dal 29 settembre 2012 al 3 febbraio 2013 presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma.

Per ulteriori informazioni:
http://www.palazzoesposizioni.it/categorie/mostra-023

  • condividi:

Comments

News

effe

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

Archivio