“Complicità. Diego e Frida” all’Istituto Cervantes di Roma

di / 5 marzo 2013

Una creatura leggiadra, delicata e fragile ne incontra una del tutto diversa: come si potrebbe dire di una colomba che si avvicina a un rospo. Difficile pensare che una tale unione possa essere non solo plausibile, ma addirittura armonica. Eppure Frida Kahlo e Diego Rivera hanno mutato una tale assurdità in una vita insieme. La piccola ma tenace donna sceglie “El panzón”, così veniva chiamato il grande Rivera, dalle forme opulente. Lei ammira i murales del pittore e lui resta profondamente colpito dai suoi dipinti: considerazione e stima reciproche, prime radici di un duraturo amore.

La mostra Complicità. Diego e Frida è dedicata proprio a questa intesa, complessa e intensa. Un affiatamento durato un’esistenza intera, costellato di difficoltà e infedeltà, sofferenze e scontri. Ma solido e autentico, acceso da forti passioni, quella reciproca e quella condivisa per gli ideali politici e per il proprio paese, il Messico, a cui entrambi furono estremamente legati.
 


Le fotografie in bianco e nero esposte, una piccola raccolta dal tono intimo, narrano questo: una vita condivisa tra politica e arte, un sodalizio che ha attraversato la storia e ne è entrato a far parte, tanto da divenire importante per le vicende del Messico.

La mostra, strutturata in tre parti – le tre sale in cui è diviso l’ambiente espositivo dell’Istituto Cervantes a Piazza Navona – si apre proprio con alcuni scatti dedicati alla Rivoluzione messicana: testimonianza di questo movimento armato di riscatto contro la dittatura del generale Díaz, è la prima immagine di una sequenza di armi rivoluzionarie, a cui seguono fotografie di case distrutte e di un militante colpito e agonizzante. Il primo atto dell’esposizione definisce il punto focale: l’importanza che la Rivoluzione ha avuto nella storia dei due artisti e nella loro unione. Furono le loro convinzioni politiche, legate al Comunismo, e la determinazione a perseguire un ideale sociale a segnare l’inizio del loro legame, forte proprio perché intriso di intenti e speranze comuni. Si ricordi che Frida Kahlo dichiarò sempre di esser nata nel 1910, quando la vera data era invece il 1907, per identificarsi con l’anno dell’inizio della rivolta, da autentica figlia del cambiamento e della lotta per la libertà del proprio Paese.
 


Il 1917, con la promulgazione della nuova costituzione, è l’anno che chiude formalmente la rivoluzione – anche se gli scontri proseguirono fino al decennio successivo –. Una delle fondamentali figure politiche a emergere è quella di José Vasconcelos che favorisce l’avvio di una rinascita messicana basata sulla consapevolezza dell’identità nazionale. È lui a commissionare nel 1921 a Rivera il primo dipinto murale: una fotografia nella prima sala ritrae il pittore intento nel lavoro de “La creazione”, realizzato presso l’anfiteatro Bolivar della Scuola Nazionale Preparatoria di Città del Messico.

Passando nello spazio successivo, si approda a nuovi scatti che presentano i due artisti in momenti pubblici, sempre di carattere politico, come le immagini che li ritraggono con Trotsky, esiliato dall’Unione Sovietica e recatosi in Messico proprio su invito del pittore. A questi scatti si accompagnano momenti di vita privata: ecco allora la fotografia realizzata nel giorno del loro matrimonio. Frida appare piccola in confronto alla figura imponente di Diego. Lei è composta, avvolta in uno dei suoi amati vestiti messicani, quelli che indosserà sempre, come una pelle cucita addosso, simbolo dell’attaccamento alle sue radici. Ha uno sguardo serio. Il peso delle sofferenze già affrontate le ha dato quella profondità che traspare non solo dal volto, ma dal corpo intero. L’incidente in tram avuto nel 1925, a cui è sopravvissuta per miracolo, segna il suo fisico per sempre e la condannerà a problemi e dolori continui fino alla fine. All’inizio la costringe per mesi interi a letto: dipinge e sprofonda in sé, assottigliando la sua sensibilità. In questa foto come in altre che la ritraggono, c’è tutto questo, una profonda intensità data da quella tenacia che le era necessaria. Una donna estremamente forte in un corpo fragile. Ama intensamente Diego. Quell’uomo volubile, che continuerà ad abbandonarsi ad altre femmine, non le risparmierà certo sofferenze. Eppure tra momenti di lontananza e separazione restano accanto, come in questa foto, fino alla fine.
 


La terza e ultima sala presenta proprio questo momento, l’avvio verso la conclusione. La pittrice ormai sempre più debole e malata fa la sue ultime apparizioni prima di andarsene nel 1954. Tre anni dopo Diego la seguirà.

La mostra ha un impatto emotivo indiscutibile. È inevitabile dato il soggetto. Due personalità così forti non possono che emergere e toccare lo spettatore. Il fatto che sia raccolta, trentacinque scatti in tutto, lascia il desiderio di vedere altro, di scavare ulteriormente. Dal punto di vista dell’offerta espositiva, va detto che le sale anche nei momenti di apertura al pubblico non sono state sempre rese agibili alla visita, perché occupate da altre attività.

Ma per due artisti e due vite di quella portata è valsa la pena tentare più volte.

Complicità. Diego e Frida
Instituto Cervantes, piazza Navona 91, Roma
13 febbraio-10 marzo 2013
Per ulteriori informazioni visitare il sito http://www.roma.cervantes.es
 

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