“Lettere a un giovane poeta” di Rainer Maria Rilke

di / 2 aprile 2013

Mattioli 1885 riporta in libreria le Lettere a un giovane poeta che Rainer Maria Rilke indirizzò tra il 1902 e il 1908 a Franz Kappus. L'occasione, una delle più usuali anche a un secolo di distanza, un giovane aspirante scrittore insicuro che chiede un parere personale a uno scrittore già affermato, che poi, per motivi di simpatia, prolungherà la “consulenza”.

I motivi per leggere questo bel libretto (85 pp, 10,90 euro) sono diversi. Intanto con la speranza segreta che questo grande nome del passato dia qualche consiglio anche a noi piccoli scrittori del presente schiacciati dalla difficile pratica delle lettere-oggi. E poi per conoscere il punto di vista del poeta su donne, critica, poesia, vita, morte, viaggi, per seguire le tracce di questo romanzo del non-detto che si ambienta, un decennio prima della Grande Guerra, tra Parigi, Pisa, Brema, Roma, alcune città della Svezia e infine di nuovo a Parigi.

Ma soprattutto mi sembra importante poter avere questo libretto verde tra le mani per fare la conoscenza di un poeta, oggi a noi poco meno che sconosciuto. René Rilke, il ragazzo indeciso e malizioso che ci porta a spasso per l'Europa con tanta disinvoltura parlandoci dei suoi mali spirituali e fisici, disilludendoci sulla grande tagliola della fama («somma di tutti i malintesi») è l'autore delle Elegie Duinesi e dei Sonetti a Orfeo, il più grande poeta in lingua tedesca della contemporaneità, il mediatore delle esperienze simboliste di fine Ottocento entro i limiti strabordanti del nietzschianesimo ed il ricercatore di una novità spirituale religiosa umana e quindi espressiva, commovente tanto più perché condotta sull'orlo di una fine.

«Chiedetevi nell'ora più silenziosa della notte: devo scrivere? Scavate dentro di voi per una risposta profonda. E se la risposta sarà affermativa, allora fondate la vostra vita sulla base di questa necessità». Parole di questo tipo sono indirizzate al giovane Kappus, esortazioni che mettono in luce la natura necessaria dello scrivere come la concepiva il poeta, in uno sforzo di moralità che è prima di tutto l'impegno a non intasare le vie del mondo delle nostre velleità frustrate e dei nostri desideri narcisistici, un richiamo all'ordine che suona terribilmente passato ma può essere un invito valido alla ricerca di una pace privata, personale, doverosa.

Fare la conoscenza del ragazzo René Rilke può significare cadere nella rete dei suoi versi, è una possibilità data al caso, un sasso gettato nello stagno, un rischio che può metterci in contatto con versi bellissimi e severi, che non concedono nulla al viandante distratto.

 

Narciso

 

Svanì Narciso. Dalla sua bellezza
senza tregua esalava la sostanza,
densa come profumo d'eliotropio.
Ma suo destino era che si vedesse.
Ciò che emanava riassorbiva in sé il suo amore
e più nulla di lui era nel vento aperto
e chiuse il cerchio delle forme estatico
e si abolì e non poté più essere.

 

 

(Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta, Mattioli 1885, 2012, pp. 85, euro 10,90)

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