“Doppio sogno” di Arthur Schnitzler

di / 25 maggio 2013

Vienna. Anni Venti. Carnevale.
Protagonisti di Doppio sogno, romanzo psicologico di Arthur Schnitzler, definito più volte dalla critica il «Freud della Letteratura», nonché amico dello stesso, sono la coppia borghese Fridolin e sua moglie Albertine. Il romanzo, che si snoda nel tempo cronologico di due giorni, si apre con il ritorno a casa da un ballo in maschera serale di Fridolin, giovane e affermato medico, e della bella moglie.

La coppia è eccitata: durante il veglione di Carnevale, infatti, entrambi hanno incontrato ambigue e misteriose figure mascherate che hanno risvegliato in loro strane emozioni, una nuova libertà e una forte attrazione verso il proibito, incentivo per amarsi, durante la notte, con una passione ritrovata ma piena di rancore. Il giorno successivo, infatti, aneddoti del passato accentuano la gelosia già scaturita tra i due.

Nonostante l’esercizio di una professione che lo vede e lo vuole sicuro, freddo, determinato, il giovane medico nasconde un’indole e una personalità molto fragili e insicure: il fatto che l’amata Albertine possa anche solo aver pensato di tradirlo, causa nella sua parte più nascosta un forte scompenso che lo porterà a peregrinare alla ricerca di una sorta di vendetta personale.

Fridolin inizia così il suo vagare per le strade notturne di Vienna, metafora di un vagare dentro se stesso; la tentazione e la seduzione sembrano continuare a incrociare la sua corsa sottoforma di donne, fanciulle, giovani prostitute da cui viene continuamente ammaliato.

Seduto al tavolo di un piccolo bar, il medico incontra un vecchio compagno di università: Nachtigall. L’amico, musicista strampalato non professionista mai divenuto medico, suona il pianoforte nei locali più disparati e, ultimamente, anche durante ricevimenti misteriosi che si svolgono in luoghi segretissimi, feste dal sapore noir e che profumano di pericolo. Qui, rivela, suona bendato ma, appunto, forse non a sufficienza da non poter sbirciare lo “spettacolo” che si svolge sulle note del suo pianoforte. Il giovane medico, tentato dal desiderio di prendere parte a una di queste feste, convince l’amico a farsi portare con sé, nonostante il rischio di essere scoperto come infiltrato.

Alla festa, le forme voluttuose di un’ignota ma incantevole donna lo rapiscono totalmente e il gioco si fa pericoloso, troppo per poter continuare. Il medico viene scoperto. La pena? Nessuna per lui, essendo riscattata la sua vita con il suicidio della bella misteriosa.

Mentre Fridolin vive questo tormento interiore tradotto nel desiderio, mai appagato, di tradimento, parallelamente la moglie sogna di tradirlo senza freni e pudore e, come se non bastasse, anche di assistere alla sua crocifissione.

Le esperienze della coppia, reali o sognate, rendono ancora più fragile la loro situazione, rispecchiano il disagio insito nel loro intimo, distruggono il già inconsistente ordine precostituito della stessa.

Ma, dopo il racconto del sogno della moglie e dopo il suicidio della bella e avvenente sconosciuta morta per redimerlo, Fridolin comprende che la sua fuga verso l’ignoto e il misterioso deve comunque terminare: insieme alla donna è infatti morta la notte trascorsa, con i suoi dubbi, fantasmi e tentazioni. Per tutto il tempo il medico, ha costantemente avuto davanti a sé l’immagine di lei, di Albertine che, apparentemente rimossa, in realtà non lo ha mai abbandonato durante la sua disperata corsa e in tutte le donne anelate non vedeva altre se non che lei, identificandola in colei che cercava.

Non resta ai due, quindi, di ritrovarsi e «[…] ringraziare il destino, credo, di essere usciti incolumi da tutte le nostre avventure…da quelle vere e da quelle sognate».

Il romanzo vede realtà e sogno confondersi continuamente: Schnitzler utilizza la dimensione onirica come veicolo di desideri repressi e nascosti ma anche e soprattutto come mezzo catartico per riscattare i protagonisti dalla realtà e togliere loro dalla condizione di alienazione simboleggiata per tutta l’opera dal travestimento e dalla maschera.

L’opera ci fa immedesimare ora nell’uno ora nell’altro membro della coppia, costringendoci in qualche modo a “guardarci dentro” e a interrogarci sui concetti di vero/onirico e sulla fragilità della condizione umana.

Il romanzo di Schnitzler ha ispirato la pellicola Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick, film del 1999 interpretato dall’allora coppia anche nella realtà Tom Crouis e Nicole Kidman. Ma questa è un’altra storia. Forse.


(Arthur Schnitzler, Doppio Sogno, 1926)

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