“Alea iacta est” di Moneyless alla 999Contemporary Gallery

di / 8 ottobre 2013

Fino al 20 ottobre è possibile visitare la mostra Alea iacta est dell’artista Moneyless, a Roma, quartiere Testaccio, presso la 999Contemporary Gallery. La metratura della galleria non è ampia ma viene colmata dal circondario molto suggestivo, e la mostra ne segue la planimetria: una stanza rettangolare di 40 m² circa e un cortiletto interno speculare. Ci accoglie all’ingresso un grande disegno geometrico tubolare che si espande su tutta la parete frontale e fa da sfondo alle ventitré opere.

Il titolo della mostra riprende la famosa frase pronunciata da Giulio Cesare davanti al fiume Rubicone, che segnava il confine oltre il quale un generale romano non poteva portare le armi. La leggenda narra che Giulio Cesare lo attraversò con il suo esercito pronunciando la famosa frase «il dato è tratto» e la sua entrata a Roma fu ricordata come una delle più trionfanti della storia. Parafrasando la frase, Moneyless con questa sua prima personale romana vuole, anche lui, conquistare la Capitale.

L’artista – nato a Milano, classe ’80, vissuto e cresciuto in Toscana – è infatti conosciuto più all’estero che in Italia, e vanta esposizioni in molte gallerie, da San Francisco, a Los Angeles, a numerose città europee.

Essenzialmente street artist negli anni Novanta, ora Moneyless concentra il suo lavoro sulla rappresentazione di una geometria ontologica che riprende il concetto dell’estetica platonica della forma, per cui ogni forma terrena corrisponde a un archetipo o idea pura nella dimensione gnoseologica. Il suo background di writer e nell’uso del lettering gli ha permesso di conoscere ed evolvere il concetto di studio della geometria: «Spogliare le lettere dalle presenza dell’alfabeto».

Il fulcro della mostra è rappresentato dalle dieci tavole incise sul legno – 123×93 cm – coloratissime con pure geometrie in movimento, che si intrecciano e si diramano tra cerchi e triangoli in una dimensione costruttivista  suprematista.

 

 

Queste tavole occupano gran parte dell’allestimento curato da Gianluca Marziani, che sottolinea come alla base dell’estetica dell’autore ci sia una forte componente di dinamicità. L’automobile, il futurismo di Balla sono l’essenza dell’universo cosmico di Moneyless, composto da luci, colori e compenetrazioni di solidi. Buckminster Fuller è il suo principale ispiratore, il designer e inventore statunitense che che per primo studiò e progettò la cupola geodetica: una struttura emisferica composta da una rete di travi giacenti su cerchi massimi. Le geodetiche si intersecano formando elementi triangolari che giacciono approssimativamente sulla superficie di una sfera. Da qui il concetto di cerchio presente in Moneyless: creatore e generatore di tutte le altre forme geometriche.

Nella parete di destra troviamo dodici tavole bianche e nere su carta, raggruppate in modo compatto e unitario, formate da un tratto leggero creano reticoli coreografici quasi a formare un lungo tubo in estensione.

 

 

Da questi giochi di geometrie: il concetto di cerchio, movimento, forza centrifuga e quindi di anima viva dell’opera. Quella di Moneyless è «un’indagine sugli elementi più puri ed essenziali della natura elaborati in un processo di continua evoluzione».

Per completare la mostra due foto stampate che rappresentano un paesaggio con al centro due istallazioni geometriche, per l’artista è infatti fondamentale l’uso di spazi pubblici come ambienti esplosivi. La forte componente essenziale, fa sì che senta il bisogno di dirigersi verso materiali primordiali e tridimensionali. Influenzato da costruttivismo, minimalismo e arte povera, il suo interessa si sposta anche e soprattutto sullo spazialismo di Fontana, Manzoni e De Luigi, nella necessità di esprimere la sua arte anche in forma tattile e creando nuove energie.

Coerentemente con il progetto, la mostra si conclude nel cortiletto interno con un site-specific: un lungo filo bianco sollevato in aria che crea una geometria triangolare sospesa, quasi fosse incollata al cielo.

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