“Lo stupro di Lucrezia” di William Shakespeare, per la regia di Valter Malosti

di / 5 dicembre 2013

Microfoni a circondare la scena, un frigorifero, uno specchio, un piccolo armadio, un trono, una sedia al centro del palco e la scrivania del narratore in fondo. Eccola qui tutta la scenografia, minimale ma perfetta, dentro la quale Valter Malosti, Alice Spisa e Jacopo Squizzato danno corpo e fiato a Lo stupro di Lucrezia.

Poema narrativo scritto da Shakespeare nel 1594, questo testo si ispira al personaggio di Lucrezia, moglie di Collatino, figura mitica dell’antica Roma la cui storia, legata alla cacciata dell’ultimo re, Tarquinio il Superbo, è tramandata da Tito Livio.

Lucrezia, simulacro di bellezza e virtù, accoglie nella sua casa Tarquinio, invaso da una smania sessuale incontenibile. A nulla vale la paura delle conseguenze del gesto infame per redimere il re dei romani e ricondurlo alla ragione. Complici Notte, Occasione e Tempo il delitto si compie, preludio al suicidio della donna e alla vendetta di Roma sul suo indegno sovrano.

L’adattamento teatrale di Malosti è di quelli che lasciano senza fiato. Il testo shakespeariano prende letteralmente vita nei corpi di Spisa e Squizzato che si scontrano con una violenza tale da spingere lo spettatore a distogliere lo sguardo. L’inedita traduzione di Gilberto Sacerdoti attualizza la vicenda al punto da renderla fatto di cronaca. Il ritmo di luci, musica e suoni inchioda la parola a terra, impedendo che l’attenzione si perda.

Assistere a uno spettacolo tanto coinvolgente e bello pone chi scrive in una condizione di imbarazzo: bandito l’uso dei superlativi ci si accontenta di rivolgere un appello al lettore perché approfitti dell’occasione offerta dalla rappresentazione per incamminarsi dentro se stesso alla ricerca di una riflessione autentica sul lato oscuro dell’essere umano, sulla colpa, sulla bestialità, sul suicidio: l’opera ci pone delle domande che si incuneano direttamente nella sfera emotiva più intima che affiora sulla pelle per merito della potenza della resa scenica.

Assolutamente da vedere, se pure la violenza e l’impegno della fisicità degli attori ne consiglino la visione a un pubblico adulto, magari approfittando dell’incontro moderato da Concita De Gregorio e introdotto da Manuela Kustermann che si terrà dopo lo spettacolo in data odierna – 5 dicembre – tra il regista e gli interpreti e il pubblico e i rappresentanti del comitato Senonoraquando, di Factory e della Casa Internazionale delle Donne sul tema della violenza contro le donne.
 


Lo stupro di Lucrezia
di William Shakespeare
versione italiana e adattamento teatrale di Valter Malosti
regia di Valter Malosti
assistente alla regia Elena Serra
traduzione di Gilberto Sacerdoti
con Valter Malosti, Alice Spisa, Jacopo Squizzato


Prossime date
Roma – Teatro Vascello dal 3 all’8 dicembre

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