“Stella stellina” di Ekuni Kaori

di / 5 dicembre 2013

Si prendano un uomo e una donna sposati tra loro, dunque un marito e una moglie, nel Giappone dei primissimi anni Novanta, dunque in una società che grosso modo va smarrendo i riferimenti della propria tradizione (cosa che bene o male, a dire il vero, capita sempre a qualsiasi società). Lei si chiama Shoko, di professione traduce testi di vario genere dall’italiano, ha l’anima delicata e un po’ bizzarra e frequenta da paziente depressa, a fasi alterne, il complesso dei saperi psy. Lui invece si chiama Mutsuki, lavora come medico, è una persona decisamente buona ed è omosessuale. Shoko, cioè la moglie di Mutsuki, conosce la sessualità del marito fin da prima del matrimonio, e non le importa più di tanto che essa non sia conforme alle regole implicite dell’alcova borghese, anzi. Come capita a molte donne delicate dei romanzi, non è il commercio della carne il suo scopo nella vita. Le importa piuttosto avere vicino a sé, nel quotidiano, un uomo bravo, qualcuno che l’accompagni nelle faccende minime e soffici di tutti i giorni; del sesso e dell’amore dei corpi, come detto, le importa davvero poco. Mutsuki, dal canto suo, ha convolato a nozze (in questo caso forse non tanto “giuste”) con Shoko per convincere i propri genitori, evidentemente legittimi rappresentanti di una società ancora testardamente patriarcale, omofoba, maschilista e retrograda, che in lui non c’è niente che non va, che insomma è un maschio tutto d’un pezzo come ogni altro, e non una deprecabile mammoletta effeminata buona soltanto per l’insulto o per l’avanspettacolo. È questo, in poche parole, il tracciato su cui si sviluppa il romanzo breve Stella stellina (Atmosphere, 2013), scritto nel 1991 dalla pluripremiata Ekuni Kaori, una delle narratrici giapponesi contemporanee, si dice, più amate dal pubblico dei lettori nipponici.

La storia matrimoniale tra Shoko e Mutsuki, spesso interrotta nella sua pittoresca linearità dall’intervento di amici e familiari, serve all’autrice per descrivere quello stato piuttosto comune di spaesamento delle umane sensazioni, quella zona d’ombra che alberga nell’animo privato di ognuno, che in molti si sono affannati a descrivere dipingendo il profilo di personaggi fuori dalle cose, inadeguati a ciò che sta loro attorno. Gente spesso innocente e intimamente morbida, cioè incapace di pensar male e causare danno a chicchessia. Gente che proprio per questa sua inclinazione amorevole e docile, in un modo o nell’altro, sarà costretta a soffrire per quanto la società, comunque intollerante e tiranna, impone giocoforza nella strutturazione degli stili di vita e dei modi di pensare. Ma anche gente che a fatica, combattendo contro tutto e tutti, riesce a ritagliarsi un angolo di vita prossimo alla felicità, o quantomeno al sollievo, e difficilmente adattabile al normale sentire di chi s’adegua a stili di vita posticci e imposti dall’alto (nella fattispecie matrimoniale dei nostri personaggi, lo sviluppo di un lieve e sofferto triangolo amoroso che coinvolge Shoko, Mutsuki e l’amante di quest’ultimo ne sia testimonianza).

È di questo che, grosso modo, racconta Stella stellina; sono queste le corde che tocca, nelle sue agili 154 pagine, attraverso un’alternanza di voci narranti funzionale alla presentazione dei punti di vista di entrambi i protagonisti. Un libro che probabilmente non aspira al plauso della critica militante, come si direbbe. Un libro che di certo, però, ben s’adegua al gusto delle signore urbanizzate, più o meno giovani, un po’ sognatrici e un po’ romantiche (anche se purtroppo vagamente tristi e disilluse avendo fatto i conti col reale), costrette il mercoledì sera alla lettura solitaria mentre il marito, di là, in salone, guarda bestemmiando l’ennesima partita di coppa dei campioni.

(Ekuni Kaori, Stella stellina, trad. di Paola Scrolavezza, Atmosphere, 2013, pp. 154, euro 15)

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