“The Shining Girls” di Lauren Beukes

di / 18 dicembre 2013

«Nulla è riducibile all’infinito. Puoi scomporre un atomo, ma non puoi vaporizzarlo. La roba resta. Ti si attacca, persino quando si rompe. Come Humpty Dumpty. A un certo punto, devi raccogliere i pezzi. O andartene via. Senza voltarti a guardare».

Da un thriller ti aspetti una vittima, un colpevole e una trama che prima o poi te li serva su un vassoio.

È riduttivo, quindi, definire thriller il nuovo romanzo di Lauren Beukes, The Shining Girls (IlSaggiatore, 2013): il lettore appassionato del genere si troverà spesso a dover interpretare circostanze più che analizzare conseguenze a fatti reali, con l’aggravante del viaggio nel tempo, tema molto lontano dallo standard a cui è abituato.

Concedere a un serial killer claudicante, Harper Curtis, una Casa che funge da macabra macchina del tempo è il biglietto vincente per il delitto perfetto, se a questo aggiungiamo la particolarità che hanno le vittime designate di brillare, l’omicidio seriale diventa un capolavoro.

Non sappiamo in fondo chi è Harper Curtis, né perché la Casa esige da lui questi tributi umani, l’autrice ci impone un disegno già stabilito, la lista di shining girls esiste, il loro passato e il loro futuro non hanno più senso, moriranno. Sono già morte.

La trama è resa impalpabile dai continui e casuali salti temporali dal 1929 al 1993 che contraddistinguono ogni capitolo, come a voler rimarcare la totale inconsistenza del tempo, non importa a che epoca appartengono le donne, Harper sarà lì ad aspettarle, coltello alla mano.

Viene da sé pensare, dunque, che i crimini commessi restino impuniti, ma ciò che rende umano anche l’omicida più impassibile è l’errore e Harper lo commette, lasciando in vita Kirby Mazrachi che non si darà pace finché non troverà l’artefice della sua quasi morte: «Devi essere tu a tagliare per lasciare che il dolore dell’intimo esca. Farti tagliare da qualcun altro è come barare».

In quasi settant’anni di nomi cancellati, Chicago rimane l’unica costante che li lega tutti, dall’era post-Depressione alla seconda guerra mondiale, dagli insubordinati anni Ottanta alle scene del punk e del teatro alternativo degli anni Novanta, la città si modella su se stessa cambiando aspetto e anima innumerevoli volte e creando immancabilmente uno scenario ucronico e senza scampo.

Ogni vittima ha avuto una vita depredata, smaterializzata, ma che vale la pena di essere raccontata e ogni vita è la tappa di un rito più grande che resta incompiuto: la Beukes non condiziona l’immaginazione del lettore, ma gli offre più possibilità.

È doveroso sottolineare che l’autrice sudafricana, nominata dal Guardian tra le migliori giovani scrittrici di fantascienza, sia riuscita a confezionare una storia definita dal maestro Stephen King «geniale» e che Leonardo Di Caprio ne ha già acquisito i diritti per farne un film con la sua casa di produzione Appian Way.

Best seller in Sudafrica e Gran Bretagna, pubblicato in Italia da IlSaggiatore, The Shining Girls è un libro più che mai attuale, che contestualizza il tema del femminicidio e riflette e fa riflettere sul male

(Lauren Beukes, The Shining Girls, trad. di Seba Pezzani, IlSaggiatore, 2013, pp. 462, euro 16,50)

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