“Anna Karenina” di Joe Wright

di / 22 febbraio 2013

Dopo Orgoglio e pregiudizio (2005) e il pluripremiato Espiazione (2008), Joe Wright prosegue la sua ricerca nella trasposizione cinematografica di grandi classici della letteratura, affrontando questa volta un mostro sacro quale Lev Tolstoj, con la sua Anna Karenina.

La storia è quella che conosciamo, lo scandalo di sempre, ambientato ai tempi della Russia imperiale: il tragico declino di Anna, «sposata senza amore» con Aleksej Karenin, dopo il fatale incontro con l’ufficiale Vronskij, che la sconvolgerà al punto da condannarla alla più intensa delle passioni e alla più misera infelicità.

Il capolavoro di Tolstoj, pubblicato per la prima volta nel 1877, oltre a essersi ben presto stabilito come un classico intramontabile, ha generato nel corso degli anni svariate trasposizioni e rivisitazioni, tra cui ben undici adattamenti cinematografici. Come gestire una materia narrativa così viva e prolifica senza scadere nel trito e nel banale? Semplice, accentuando la sua natura di remake, rendendolo palese, costruendo uno spettacolo nello spettacolo. Dalla carta alla pellicola, e dal cinema al teatro: sì, perché l’azione si svolge quasi interamente in un teatro ottocentesco, simbolo della società russa del XIX secolo, che diventa filtro e filo conduttore insieme, ospitando sontuose scenografie e offrendosi alla camera da presa nella sua interezza: non un semplice palcoscenico, bensì cambi di scenografia a segnare lo scorrere del tempo, scene corali in cui l’intero teatro è invaso dall’azione, intere sequenze girate dietro le quinte. Ebbene sì, funziona.

Candidata a quattro premi Oscar (miglior fotografia, colonna sonora, scenografia, costumi), l’ultima fatica di Wright ci tiene incollati allo schermo proponendoci una riduzione audace e a tratti autoironica del grande romanzo russo, anche grazie alla brillante sceneggiatura di Tom Stoppard e alla spettacolare colonna sonora a cura di Dario Marianelli, già vincitore di statuetta e Golden Globe per le musiche di Espiazione.

Non poteva mancare la musa di Wright, Keira Knightley, il cui viso spigoloso sembra nato per essere ornato di perle e abiti sontuosi, che però offre un’interpretazione piuttosto algida, accanto a un Jude Law del tutto convincente nel ruolo del marito offeso ma non privo di pietà. Un plauso a Domhnall Gleeson, che anima la storia parallela su cui è costruito il romanzo, dando voce a un Levin idealista ma mai patetico. Convince meno la figura di Vronskij, interpretato da Aaron Taylor-Johnson, che certo non manca di physique du rôle, ma non è il personaggio travolgente e spietato che ricordiamo. Appunto che forse va esteso all’intero film: a qualcosa, probabilmente, si doveva rinunciare, e a risentirne è stata soprattutto l’intensa drammaticità della storia, il cui tragico epilogo passa quasi inosservato.

(Anna Karenina, di Joe Wright, drammatico, 2012, 130’)

  • condividi:

Comments

News

effe

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

Archivio