“Pieno giorno” di J.R. Moehringer

di / 5 giugno 2013

«Stasera il nostro servizio di apertura riguarda Willie Sutton, il più attivo rapinatore di banche della storia americana. Sutton è stato rilasciato oggi dal penitenziario di Attica, con una decisione a sorpresa del governatore Nelson Rockfeller».

Pieno giorno, di J.R. Moehringer (Piemme, 2013), ci racconta proprio la storia di Willie Sutton, o meglio: Willie il postino, Willie il fattorino, Willie il falegname, Willie il poliziotto, Willie l’artigiano… «Willie l’Attore», ma anche Willie la leggenda vivente, il mito, Willie l’eroe.

Eroe? Un ladro? Sì, eroe, perché l’America, in realtà, ama i rapinatori di banche. Se poi sono pure non violenti come Sutton tanto meglio. Il motivo? A Willie e Happy, lo spiega il comune amico Eddie, quando i tre sono ancora poco più che adolescenti, molto prima della crisi del ’29: «È questo sistema del cazzo, ogni dieci o quindici anni crolla. Ma non c’è nessun sistema, questo è il problema. È soltanto ognuno per sé, cazzo. […] Pensate al crac del 1893. Il mio vecchio ha visto persone in mezzo alla strada che piangevano come bambini. Sul lastrico, rovinati. Ma i banchieri si sono fatti un po’ di galera? Neanche per sogno – si sono fatti più soldi. Ah, e il governo ha promesso che non sarebbe capitato mai più. Solo che è successo ancora […] E quando le banche sono fallite, quando il mercato è andato giù a picco, non è forse vero che i banchieri l’hanno fatta franca un’altra volta?»

Così, al giornalista che lo intervista il giorno dopo il suo rilascio, nel Natale del 1969, e che gli chiede se si sia mai soffermato a pensare che in fondo non era giusto quello che faceva, Willie risponde senza esitazione: «Non è che lo pensavo, che non era giusto. Lo sapevo che non era giusto. Ma non era neanche giusto che io fossi affamato […] Non era giusto che metà del nostro cazzo di paese non avesse uno straccio di lavoro […] L’America è un gran posto se sei un vincente, ma è il fondo dell’inferno per un perdente».

Un giorno. Ecco il tempo che hanno a disposizione un giornalista e un fotografo per seguire Sutton per i luoghi della sua vita, dei suoi amori e delle sue azioni criminali. Insomma, poche ore per conoscere la sua vera storia. E luoghi cui li porterà Willie dovranno essere percorsi in ordine cronologico. Perché altrimenti non avrebbe senso: «Non ti posso parlare di Bess se prima non ti ho detto di Eddie. E non posso dirti della signora Adams se prima non ti ho parlato di Bess». Pazienza quindi se l’episodio che più interessa al giornale è proprio l’ultima tappa del tour. Prendere o lasciare.  Ma che storia racconterà Willie? Anni dopo il giornalista, nel frattempo divenuto amico di Sutton, dovrà ammettere fra sé e sé che il cosiddetto “attore” pare aver vissuto tre vite separate. Quella che ricordava lui, quella di cui parlava agli altri e quella vera. Fino a che punto queste vite si siano sovrapposte rimane un mistero.

Pieno Giorno è l’ultima magistrale prova del premio Pulitzer J.R. Moehringer, dopo l’esordio con il pluripremiato Il bar delle grandi speranze, in cui l’autore racconta i primi anni della sua vita fino al raggiungimento dell’età adulta, a cui è seguito dopo quattro anni il suo fortunato lavoro di ghostwriter in Open, l’acclamata autobiografia di Andre Agassi. Tre storie diversissime, eppure, al tempo stesso, così legate. Tre splendidi romanzi di formazione in cui i protagonisti recitano un ruolo nella vita: il giovane J.R., cresciuto senza un padre, che cerca in ogni figura maschile incontrata al Dickens bar un modello, prendendo qualcosa da ogni uomo, diventando sarcastico come Cager, teppista come Joey D., solido come Bob il poliziotto, freddo come Colt, tanto da trasformarsi alla fine in un ladro di identità; così Agassi che finge per anni di amare il tennis, che recita di fronte ai giornalisti, dicendo loro quello che in realtà vogliono sentirsi dire, che gioca in campo con un parrucchino per nascondere la sua calvizie. E che dire infine di Sutton? Be’ il suo soprannome, «Willie l’Attore», dice tutto.

Non si può non essere d’accordo con Baricco quando afferma che «J.R. Moehringer è di una bravura mostruosa».

(J.R. Moehringer, Pieno giorno, trad. di Giovanni Zucca, Piemme, 2013, pp. 476, euro 19,50)

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