“Le vie del Sacro”: gli scatti di Kazuyoshi Nomachi a La Pelanda, Roma

di / 14 gennaio 2014

A Roma, nel complesso La Pelanda a Testaccio, fino al 4 Maggio è possibile visitare la mostra Le vie del Sacro, del fotografo giapponese Kazuyoshi Nomachi, che per la prima volta in assoluto espone in Occidente – questa è la più grande mostra antologica dedicatagli. Duecento scatti di forte carica emotiva che indagano il senso e la ricerca della sacralità. La mostra, che documenta i quarant’anni di lavoro dell’artista e si divide in sette sezioni – “Sahara”, “Nilo”, “Etiopia”, “Islam”, “Gange”, “Tibet” e “Ande” –, rivela la dimensione quotidiana del Sacro rappresentando culture lontane, stili di vita e condizioni di culto molto dure ed estranee alle nostre tradizioni.

Kazuyoshi Nomachi, originario di Mihara, un villaggio nel distretto di Hata, inizia a scattare fotografie fin dall’adolescenza. Decide subito di dedicarsi al foto-giornalismo dopo un viaggio nel Sahara nel 1971. In questo viaggio decide di intraprendere un percorso di scoperta e ricerca del Nilo – Il Nilo, perenne flusso d’acqua che mai si prosciuga e scorrendo nel nitido Sahara – che lo porterà a esplorare uno dei più grandi deserti esistenti. Nomachi sarà affascinato dalla forza visiva ed emozionale che risiede nei visi della gente, nel panorama che li circonda, e dalla forte componente spirituale e sacrale che accompagna gli uomini durante i duri impegni quotidiani e nelle estreme condizioni di vita che sono costretti ad affrontare.
 


L’allestimento curato da Peter Bottazzo è composto da assi di legno che creano una struttura stabile dove sono collocate le foto, come se stessimo attraversando un ponte in passerella. Questo forte elemento strutturale e il contrasto di colori nelle foto produce una carica emotiva nello spettatore che si sente catapultano in un ambiente primitivo da riscoprire.

La prima sezione della mostra, “Sahara”, riguarda il viaggio nel Sahara dall’Etiopia fino all’Africa Nera. Qui, in paesaggi al limite della realtà dove i colori solo i veri protagonisti, i ritratti di bambine e madri Tuareg si alternano con i corpi nudi e scurissimi delle tribù africane della Nigeria.

La mostra continua indagando il Nilo con tutti i suoi vari riti e aspetti bizzarri che sono alla base della cultura dei popoli che loro circondano: «Nel Sudan meridionale, m’imbattei in una tribù di pastori che viveva a stretto contatto con una mandria di bestiame, come in epoche preistoriche».
 


Il percorso espositivo si incentra poi su tre grandi religioni rappresentate in “Etiopia”, “Gange” e “Islam” – Nomachi è il primo ha documentare in modo così approfondito il pellegrinaggio annuale di due milioni di fedeli mussulmani verso la Mecca.

Il viaggio fotografico si conclude con “Tibet” e “Ande”. In “Tibet” le fotografie mostrano i monaci tibetani buddisti che percorrono il periplo del monte Kailash per cinquantadue chilometri impiegando due settimane. «La ragione per cui gli occidentali si rivolgono sempre di più al Buddismo tibetano, che considerano il Buddismo in senso assoluto, deriva in modo particolare dal mite ottimismo che lo caratterizza, radicato nel riconoscere l’uguaglianza tra gli uomini, anche in virtù delle estreme condizioni ambientali del Tibet e dell’Himalaya».

I paesaggi densi di colori e atmosfere rappresentano luoghi quasi inesplorati e fanno a gara con i ritratti carici di emozioni e forza degli abitanti di questi luoghi incantanti e incontaminati.
 


Il viaggio espositivo di Nomachi si conclude con le Ande. Come l’Etiopia all’inizio della mostra, le Ande accolgono una piccola comunità cristiana che ha inglobato e rivoluzionato la tradizione dei popoli andini. Uno di questi scatti lo testimonia molto bene, raffigurando la figura di Gesù nero sulla vetta delle Ande peruviane. Lo scatto che meglio chiude e suggella la mostra è la superficie del Salar de Uyuri , il più grande deserto di sale del mondo, che si copre di un sottilissimo velo d’acqua che riflette l’immagine del cielo, e pare che l’uomo che lo percorre stia camminando sull’acqua. Un’incontro tra cielo e terra , che testimonia la dimensione sacrale dell’infinito. Le vie del Sacro, ci portano a riflettere sulla dimensione personale della nostra sacralità, come se la mostra non fosse solo il viaggio di Nomachi, ma anche il nostro!

 

Le vie del Sacro
Roma, La Pelanda
Dal 14 dicembre 2013 al 4 maggio 2014.

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