“La scuola degli idioti” di Marco Onofrio

di / 29 gennaio 2014

Invettiva, indignazione, incazzatura. Denuncia contro una società di creduloni, baciaculi di professione, venditori di fumo e professionisti dell’incanalamento nella retta via, dell’omologazione, dove i sogni sono assenti. Questi gli elementi che saltano immediatamente agli occhi del lettore ne La scuola degli idioti (Ensemble, 2013) di Marco Onofrio, una silloge di sette racconti in cui prevalgono la critica e la rivolta morale. Siamo dinanzi a un autore che, con fare gaddiano è spinto, come scrive Paolo di Paolo nella prefazione, «a umiliare chi umilia, a inchiodare chi strafà, chi spadroneggia, chi si conforma». Attraverso una scrittura libera dagli schemi, quasi sperimentale, Onofrio rende il lettore partecipe del suo bisogno di libertà ma anche di tenerezza accompagnandolo, tuttavia, nelle sue storie con un linguaggio ironico e dissacrante.

È il caso di tale Mammoni, scrittorucolo di mediocri best-seller, che è fatto a pezzi insieme ai suoi volgari lettori. L’ex-giornalista, ora “brillante” prosatore, scrive Giallo gabinetto (da qui il titolo della storia), un romanzo sul quale «eruttare un fiume di merda a profusione» è forma di critica e divertissement sia per Onofrio che per chi legge. Stesso sarcasmo lo si ritrova in “Multiproprietà”, storia nella quale una coppia vince un «buono vacanza all inclusive» che si rivela poi essere l’acquisto della multiproprietà in questione «con interessi pari pari ai “cravattari”». Qui troviamo un protagonista alle prese con un addetto alle vendite tanto ottuso quanto triste: «Provo appena ad interromperlo… per vedere se è davvero umano, visto il dubbio che, in proposito, mi è venuto scaturendo mano mano, e che non voglio ammettere del tutto…». Ma il lavoro di Onofrio è intriso anche di tenerezza, come nel racconto “Maiale d’asfalto”: un suino è a terra, in agonia, con un fianco imprigionato nell’asfalto, una bimba si avvicina per accarezzarlo sulla testa e l’epifania tra scrittore e lettore è compiuta. Più in generale, facendo riferimento al titolo del libro (anch’esso preso da un racconto), si può dire che lo scrittore parla di noi, delle imposizioni errate e castranti che è costretto a subire ogni individuo da parte di altri individui “idioti”: dalla sfera familiare, passando per quella scolastica fino ad allargarsi alla società tutta. Nonostante ciò, anche nella rassegnazione e nella consapevolezza di tale bruttura, ci viene offerto uno spiraglio di luce attraverso il desiderio di cambiamento e novità.

Onofrio, grazie anche alle molteplici esperienze accumulate nella critica letteraria, la narrativa, la saggistica e la poesia, porta il lettore su e giù, come in un luna park, con una prosa ricca e ricercata che all’improvviso deflagra in espressioni degne dell’italietta nostrana e conseguentemente iperrealistiche. Chi si avventurerà nella lettura di questa gradevole antologia, si ritroverà tra le mani un libro nel quale il malcontento, la voglia di riscatto e l’invettiva convivono con momenti di speranza e dolcezza.

(Marco Onofrio, La scuola degli idioti, Ensemble, 2013, pp. 140, euro 15)

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