“Enon” di Paul Harding

di / 11 febbraio 2014

Una delle lezioni che prima o poi tutti imparano nella vita è che la vera importanza di qualcosa o qualcuno si comprende solo dopo la perdita. Se però quel qualcuno è una persona che sai ti apparterrà per sempre, di fronte all’assenza non bastano la consapevolezza né l’accettazione del dolore. Partendo da questo semplice e amaro presupposto, Enon (Neri Pozza, 2013) racconta la storia di Charlie Crosby, marito di Susan e padre dell’adorata Kate, tredicenne morta sul colpo in un incidente. Secondo di una trilogia, dopo il Premio Pulitzer L’ultimo inverno (Neri Pozza, 2011), il nuovo romanzo di Paul Harding è un libro che rende il lettore partecipe e non solo semplice spettatore di una vicenda drammatica e paralizzante. La voce narrante del protagonista non lascia spazio a indugi e, quasi a preannunciare l’atrocità del dolore che verrà descritto – e forse esorcizzato – pagina dopo pagina in maniera accurata, lirica e, a tratti, onirica, esordisce con una struggente epigrafe: «Quasi tutti gli uomini della mia famiglia lasciano vedove le mogli e orfani i figli. Io sono l’eccezione. La mia unica figlia, Kate, è stata investita e uccisa da un’auto mentre tornava a casa in bici dalla spiaggia, un pomeriggio di settembre di un anno fa. Aveva tredici anni. Mia moglie Susan e io ci siamo separati subito dopo.»

Ambientato a Enon, piccola località a nord di Boston il cui nome significa doppia sorgente, questo romanzo affronta il tema della morte dal punto di vista di un padre la cui esistenza viene letteralmente destabilizzata e stravolta dalla perdita dell’unica figlia. Uomo umile e senza particolari ambizioni, per lo più passivo di fronte a una vita ordinaria, fatta di poche, semplici cose, compreso un matrimonio tenuto saldo dalla presenza luminosa di Kate, Charlie Crosby trascorre il suo tempo curando giardini e facendo lavoretti di manutenzione nel villaggio, ma soprattutto assistendo allo spettacolo di veder crescere sua figlia, quasi un miracolo che lui pensava di non meritare. Nel momento in cui Kate non c’è più, tutte le certezze e gli equilibri di Charlie crollano inesorabilmente, trascinandolo in un baratro di disperazione e ossessione dal quale risulta pressoché impossibile salvarsi: «Non mi sarei mai definito un ottimista, né una persona felice o soddisfatta di se stessa. Ero sempre stato irrequieto e a disagio, sempre sulle spine. Ma Kate aveva portato gioia nella mia vita. La amavo con tutto me stesso, e finché l’avevo amata, anche il mondo era amore. Ora che l’avevo persa, il mondo mi sembrava solo un ammasso di rovine fumanti, sotto il quale covavano sogni di mostri».

A partire dal momento in cui Charlie tira un pugno alla parete dalla disperazione, frantumandosi le ossa della mano, e la moglie Susan decide di reagire al dolore e tornare nella casa dei genitori, l’inferno dei ricordi e della desolazione prende il soppravvento su di lui. Inizialmente costretto ad assumere antidolorifici per sopportare il dolore provocato dalla frattura, Charlie si scoprirà dipendente dall’uso di medicinali, whisky e sonniferi per potersi immergere in una dimensione onirica e astratta in cui continuare a coltivare il suo ricordo ossessivo del periodo di vita trascorso insieme a Kate. Accompegneremo quest’uomo, stremato, denutrito, allucinato, nelle profondità di un inferno fatto di ricordi di famiglia, aneddoti su luoghi, personaggi e leggende di Enon, conversazioni con i morti e incursioni notturne nel cimitero del villaggio o nelle case di anziani del paese in cerca di medicinali da rubare per sfamare la sua astinenza.

Non è una storia facile da ascoltare, non è un dolore facile da descrivere e da penetrare senza coraggio, senza una profonda sensibilità e capacità di immedesimazione. Paul Harding è stato molto abile a intraprendere un viaggio nel mondo possibile di una mente e un cuore trafitti da una sofferenza inguaribile. Anche se inizialmente abbiamo la sensazione di tornare sempre allo stesso punto, a quella semplice e devastante epigrafe iniziale, in maniera un po’ troppo ripetitiva e di perderci nelle descrizioni romantiche del paesaggio e della vita bucolica presente e passata di Enon, è un viaggio che vale la pena percorrere per ascoltare ciò che spesso le parole non sono in grado di descrivere.


(Paul Harding, Enon, trad. di Luca Briasco, Neri Pozza, 2013, pp. 240, euro 16)

  • condividi:

Comments

News

effe

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

Archivio