“I segnalati” di Giordano Tedoldi

di / 26 marzo 2014

Se I segnalati (Fazi, 2013) di Giordano Tedoldi fosse un quadro sarebbe un olio su tela dalla luce cupa, con un volto di donna lugubre e strabico. Si tratta di un romanzo sincretico, che intreccia il realismo a una forte componente onirica e favolistica.

È ambientato nei giorni nostri tra Roma e Bellegra, e racconta delle conseguenze estreme cui può portare l’unione morbosa di due esistenze. «Tra me e Fulvia è la congiunzione di destini. È una cosa che non si può più cancellare. O forse, chissà, tra molti anni. Ma se accade allora vorrà dire che sarò come morto». Fulvia, la ragazza dei dreadlocks e delle All Star rosse, al contempo delicata e ripugnante, sta innaffiando le piante nella sua terrazza. Un gruppo di bambini rumoreggia e gioca a pallone, segue un battibecco. Fulvia minaccia i bambini di lanciare un secchio e il piccolo Ruggero, cadendo, sbatte la testa su un gradino. Mentre guarda «il piccolo lord esanime, con quei due enormi corni di sangue che gli spuntano dalla nuca», Fulvia si ammala di un terribile senso di colpa.

Il narratore assume il punto di vista del protagonista che non ha nome e che rappresenta l’altra faccia della medaglia: lui è il conscio, lei l’inconscio. Inganna il lettore presentandosi come l’unico sguardo razionale, invece gioca con le vite degli altri trovando la giustificazione delle sue azioni nel proprio dolore, e anche il dolore altrui prende forma solo come un riflesso. Entrambe le donne che lui ama causeranno la morte di un ragazzo, come se fosse lui stesso un corpo conduttore di morte. C’è un piacere sadico in colui che narra, come un voyeurche desidera conoscere quanto vi è di grottesco nel dolore e se ne fa carico solo per potergli stare più vicino.

La musica classica e la morte s’intrecciano in un’ossessione perversa e contribuiscono a fare di questa opera un’ode alla schizofrenia. Tedoldi gioca con l’alienazione mentale, introduce strumenti leggendari, misteri occulti, ma mai, nemmeno per un attimo, i suoi personaggi perdono credibilità. C’è un’elevata intelligenza in questa follia, e si rimane incollati al libro con un senso di intorpidimento, di inquietudine e di estrema bellezza. È un romanzo mistico con una forte componente psicanalitica. I tabù vengono scardinati, la realtà mostrata attraverso un occhio caleidoscopico e le convenzioni sociali sono manomesse.

L’autore ha un grande controllo e dosaggio della parola e la capacità di non ridurre le descrizioni alla percezione dello sguardo, ma di porre l’accento sull’interiorità psicologica rendendo la narrazione incalzante e sempre più suggestiva: non si descrive ciò che è, ma ciò che appare.

I segnalati è un romanzo contemporaneo ma ha la forza di un classico. È caratterizzato da una depravazione gentile, dalla curiosità di spingersi al di là del confine per accorgersi quand’è che la verità disturba. È al contempo garbato e scandaloso e richiede al lettore di essere letto, metabolizzato e posto nello scaffale fra i romanzi importanti della vita.


(Giordano Tedoldi, I segnalati, Fazi, 2013, pp. 317, euro)

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