“Ti ricordi di me?” di Rolando Ravello

di / 28 marzo 2014

Roberto e Beatrice si incontrano per la prima volta sotto il portone della loro psicoterapeuta. Lui è un cleptomane insicuro che non riesce a tenersi un lavoro o a costruirsi una relazione perché finisce sempre per rubare, lei soffre di narcolessia nervosa che può portare anche a perdite di memoria in caso di forte stress emotivo. Sono molto diversi, disordinato e approssimativo Roberto, rigida al limite del formalismo Beatrice, metodica e precisa da segnarsi tutto ciò che le succede in una grande agenda che porta sempre con sé riempiendola con foto e appunti. La diversità, iniziale ostacolo per Beatrice, si trasforma dopo la serrata corte di Roberto in attrazione. Sarà un’amnesia ad allontanarli, ma Roberto troverà il modo di riconquistarla.

All’origine di Ti ricordi di me?, seconda regia di Rolando Ravello, attore che esordì nel 1995 con Scola e Sordi in Romanzo di un giovane povero e che è passato dietro la macchina da presa lo scorso anno con Tutti contro tutti, c’è uno spettacolo teatrale scritto da Massimiliano Bruno e interpretato dagli stessi Edoardo Leo e Ambra Angiolini del grande schermo. Nel trasferirlo al cinema il testo è stato adattato da Paolo Genovese e Edoardo Falcone con il contributo di Leo. Ravello, a differenza dell’opera prima, si limita a dirigere, quindi, senza scrivere, senza interpretare. Se la cava.

Nella migliore delle tradizioni degli attori/registi il suo pregio principale è nel saper dirigere gli interpreti, tirare fuori il meglio dai dialoghi e dal ritmo senza esagerare in pretese autoriali.

Guardando, tra gli altri, a 50 volte il primo bacio con Adam Sandler e Drew Barrymore, Ti ricordi di me? trova la sua forza nella semplicità. Individuato lo spunto iniziale – l’attrazione tra due diversi con l’aggravante della turba psichica – il film si sviluppa pacifico verso un (probabile) lieto fine. Si può pensare che ci sia un messaggio, che il cuore ha una sua memoria che la memoria non conosce (e c’era già stato nel 2012 La memoria del cuore, appunto, con Channing Tatum e Rachel McAdams a ricordarlo), e lo si può accettare. Si può accettare anche l’impennata drammatica dell’ultima parte e il falso finale di pura gioia che l’anticipa. Si può accettare l’inutile computer grafica che scandisce lo scorrere delle stagioni lontani, e anche l’improbabilità dell’irreperibilità nell’epoca della comunicazione cellulare. Perché Ti ricordi di me? ha una prima ora che funziona, e molto, giocando sulle manie dei due protagonisti, caratterizzati nell’abbigliamento e nei caratteri per evidenziare la loro estraneità dal mondo e la loro differenza, il loro essere a parte, strampalati come le favole “realistiche” che Roberto scrive per abituare i bambini alle difficoltà della vita (bastano i titoli: Alice nel paese dei terremotati, o La foresta dei barboni assiderati).

Sono due disastri ambulanti che si incontrano nelle loro fissazioni (attraversare la strada calpestando solo le strisce pedonali, il tratto più forte che li avvicina e li innamora, ogni volta) e riescono insieme a correggersi, migliorarsi, vincere la dipendenza dal rifugio sicuro del vizio consolatorio del furto o dell’immersione nel libro della memoria. Intorno a loro il mondo è piccolo, solo gli amici Valeria e Francesco (Paolo Calabresi, l’unico di contorno a lasciare un segno) di Roberto e un ex amore fedifrago (Ennio Fantastichini, praticamente invisibile) per Beatrice.

L’impianto teatrale del soggetto rimane proprio nell’assenza di coralità e di personaggi secondari realmente incisivi. A prevalere sugli spazi, interni o esterni cambia poco, è il dialogo.

Edoardo Leo è al terzo film da protagonista (dopo Smetto quando voglio e La mossa del pinguino), il secondo da co-sceneggiatore (sempre La mossa del pinguino), dall’inizio del 2014. Era anche nell’affollatissimo Tutta colpa di Freud. Sarà poi la volta di Pane e burlesque di Manuela Tempesta, di nuovo protagonista e sceneggiatore, ancora in attesa di una data d’uscita, e del ritorno dietro la macchina da presa, dopo Buongiorno papà e l’esordio di 18 anni dopo, per trasformare il romanzo Giulia 1300 e altri miracoli di Fabio Bartolomei in un film. Fa sempre la parte di quello un po’ scemo e sfigato. Ma la fa bene.

 

(Ti ricordi di me?, di Rolando Ravello, 2014, commedia, 91’)

 

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