“La trasmigrazione dei corpi” di Yuri Herrera

di / 9 luglio 2014

Una coltre di afa immobile e appiccicosa pesa sulle azioni rallentate dei personaggi di questo strano romanzo del messicano Yuri Herrera. In un’atmosfera dai contorni vagamente apocalittici, dove i negozi sono sbarrati e le strade deserte, i rari passanti proteggono bocca e naso con una mascherina: un’epidemia dalla genesi misteriosa aleggia nell’aria, veicolata da insetti avidi e dal morso contagioso. Dal clima boccheggiante emerge il Mediatore, una figura diplomatica discreta e perentoria, chiamata a trattare con cautela piccole e grandi questioni private dalle quali è meglio tener fuori la giustizia ufficiale.

Stavolta, il Mediatore si muove in un campo minato per evitare l’aggravamento di una faida tra famiglie rivali: la figlia dei Castro e il figlio dei Fonseca sono stati rapiti, ma è troppo tardi per chiederne la restituzione, visto che i due giovani sono ormai morti. Non resta che appellarsi al buon senso perché ai cadaveri della Muñe e di Romeo sia concessa la giusta sepoltura, facendoli ritornare alle rispettive famiglie.

A far da contorno alla vicenda, un corollario di protagonisti dall’etica incerta, connotati secondo il proprio ruolo sociale o un dettaglio fisico sufficiente a definirne l’identità: l’Intrattabile, il Delfino, il Menonita (che ha dovuto allontanarsi dalla sua comunità di cristiani anabattisti per un fattaccio mai chiarito), e Ñándertal, l’amico cocainomane del Mediatore che lo accompagna a negoziare per la città a bordo di un Maggiolino. Si pongono come intermezzo a questa sporca storia di contese e gelosie gli incontri di sesso clandestino del Mediatore con la Tre Volte Bionda, la vicina di casa sfacciatamente bella che quando ha un orgasmo vede colori pastello e aiuta il dirimpettaio ad accatastare in un oblio temporaneo il mondo fuori da quel condominio. Il marcio che domina la città, però, si infiltrerà gradualmente anche sotto la loro porta, e la Tre Volte Bionda al culmine del piacere finirà per vedere solo nero.

Yuri Herrera con La trasmigrazione dei corpi (Feltrinelli, 2014) scrive un romanzo dal quale nessun lettore deve uscire pulito, lavorando a creare una dimensione corrotta e pesante in cui si finisce facilmente per rimanere invischiati. Sullo sfondo di un centro urbano mai identificato racconta una storia che ha il sapore di vendette irrisolte e liquore Mezcal. Dopo La ballata del re di denari e Segnali che precederanno la fine del mondo, lo scrittore messicano chiude la sua trilogia slegata con un testo dedicato a personaggi guastati dal rancore, che sopravvivono per orgoglio in uno scenario rassegnato, desolato sul piano geografico e su quello umano.

(Yuri Herrera, La trasmigrazione dei corpi, trad. di Pino Cacucci, Feltrinelli, 2014, pp. 96, euro 12)

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