“L’uomo è un grande fagiano nel mondo” di Herta Müller

Uno sguardo impietoso della scrittrice premio Nobel sulla natura umana

di / 21 maggio 2015

«Con la concentrazione della poesia e la franchezza della prosa, dipinge il paesaggio degli spodestati». Questa, la motivazione che accompagna l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura a Herta Müller, autrice tedesca di origine rumena, che lo riceve nel 2009.

È invece il 1986 quando, in Germania, viene pubblicato per la prima volta L’uomo è un grande fagiano nel mondo, oggi disponibile anche in italiano, grazie alla casa editrice Feltrinelli.

Il libro narra le vicende di Windish il mugnaio, il quale attende di poter ottenere i visti che gli consentano di fuggire in Germania con la propria famiglia, lontano dal regime di Ceauşescu.

Non un romanzo storico, né un manifesto ideologico, quello della Müller, ma piuttosto una favola pagana che sacrifica consapevolmente il superfluo alla natura, eterna protagonista esterna ai fatti. L’ uomo, solo un grande fagiano. Un indifeso animale da cortile nel mondo fatto di sassi, foglie, arbusti e di animali, ai quali egli affida lo scaramantico compito di scandire il tempo della propria attesa.

Sono questi gli ingredienti della poetica della tristezza che invade il libro della Müller: l’eccidio rumeno e le sue conseguenze passano poi per un altro eccidio operato dall’autrice, quello delle sovrastrutture narrative: via i giudizi, via la logica dell’intreccio, via anche qualsiasi intento di guardare allo sterminio con l’occhio languido e pietoso della storia umana. A reggere l’impalcatura del libro sono i fatti, i luoghi, gli eventi che la Müller ci mostra così come avrebbero luogo in natura, senza didascalie, epurati da giudizi morali come l’ordine di importanza o la gravità: un rumore nello stagno, uno stupro, il frinire dei grilli, sacchi di farina in cambio della salvezza.

È proprio in virtù di una consacrazione all’essenzialità delle cose che nel suo romanzo, Herta Müller – con immagini potenti e sguardo impietoso –, tira via a forza l’uomo da quel piedistallo immaginario che egli stesso ha costruito sotto i suoi piedi per elevarsi su gli altri animali e sentirsi più vicino a un dio da lui inventato. Privato di queste sue certezze artificiali, l’uomo inciampa nella vita proprio come un grande fagiano nel mondo: un animale più goffo di molti altri che all’onestà cielo ha preferito la confortevolezza della mangiatoia.

(Herta Müller, L’uomo è un grande fagiano nel mondo, trad. di Margherita Carbonaro, Feltrinelli, 2014, pp. 128, euro 12)

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LA CRITICA

Una prosa poetica breve ma intensa. Adatto a chi è alla ricerca di un libro triste e crudele, semplice e perfetto.

VOTO

7/10

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