“Atlante delle micronazioni”
di Graziano Graziani

Eccezioni nella retorica nazionale

di / 14 ottobre 2015

Esistono luoghi fisici in cui le istituzioni generalmente riconosciute, le amministrazioni, le forze armate, persino i sistemi di istruzione con cui conviviamo abitualmente, hanno molto poco o nessun valore. Sono luoghi rappresentativi di vitali eccezioni alla storia che conosciamo dai libri, e incarnano di sovente i sogni di libertà e indipendenza che pigramente albergano in molti di noi. Parliamo delle micronazioni, di cui ora è disponibile un atlante compatto (Atlante delle micronazioni, Quodlibet Compagnia Extra, 2015), curato da Graziano Graziani, ripresa e prosecuzione del lavoro avviato nel precedente Stati d’eccezione, uscito nel 2012 per le Edizioni dell’asino. Il lettore curioso, e abbiamo ragione di credere che chi acquisterà questo libro non possa che essere un curioso, potrà dunque scoprire le vicende di cinquanta piccole realtà.

La definizione che Wikipedia offre di micronazione è quella di «un’entità creata da una persona, o da un piccolo numero di persone, che pretende di essere considerata come nazione o stato indipendente, ma che tuttavia non è riconosciuta dai governi o dalle maggiori organizzazioni internazionali». Il problema del riconoscimento affanna infatti la gran parte di questi stati eccezionali, perché chiunque decidesse di proclamare indipendente, per esempio, il proprio appartamento, potrà anche credersi sovrano in casa sua, ma se nessuno dovesse approvare quel ruolo nulla sarà stato fatto. Per tale ragione, alcune delle micronazioni hanno reciprocamente avviato rapporti diplomatici al fine di una vicendevole legittimazione, che possa fungere da punto di partenza.

Esistono anche degli esempi in cui un riconoscimento piuttosto formale c’è stato, per poi essere – scientemente o meno – cancellato: è il caso del piccolo regno sardo dell’isola di Tavolara, che avrebbe ricevuto nel 1841 l’avallo scritto di Carlo Alberto; oppure della più internazionalmente nota Christiania, la comune anarco-ecologista di Copenhagen, che riconosciuta lo è davvero, avendo avviato e concluso – nei suoi oltre quaranta anni di storia – numerose trattative con le istituzioni danesi per tutelare il proprio status di città libera.

L’Italia, basti pensare all’età comunale, o all’esistenza di San Marino e Città del Vaticano, ha una certa affinità con i piccoli stati e non è quindi un caso se Graziani si è imbattuto, attraverso le sue ricerche, in numerose micronazioni lungo la penisola. Persino una pompa di benzina nella provincia di Matera può trasformarsi in una repubblica indipendente, se questo può servire a combattere gli assurdi impedimenti che la macchina burocratica di una nazione come l’Italia pone sulla strada dell’iniziativa personale. Contro l’autorità, dunque. Ma l’autorità può anche fallire o non accorgersi di un proprio errore, consentendo così il formarsi di un territorio plurisecolarmente indipendente, porto franco e dedito alla coltivazione del tabacco. Si tratta della Repubblica di Cospaia: un lembo di terra al confine fra Stato della Chiesa e Toscana, che per una distrazione dei cartografi si è trovata al di fuori delle mappe ufficiali, e dal 1441 al 1826 si è autogovernata.

Insomma, lo spirito con cui vengono fondate le micronazioni può essere vario, e può rappresentare la consacrazione di progetti anarchici, quella di sogni utopici o artistici – come il Regno di Elgaland-Vargaland, il cui territorio si estende negli interstizi del mondo e lungo i confini – ma può anche rappresentare lo stimolo per una battaglia ecologista più ampia, addirittura mondiale, se pensiamo al Garbage Patch State, un arcipelago formato dalle vastissime isole di rifiuti che galleggiano sugli oceani, la cui fondazione – voluta da una italiana – ha visto il consenso delle Nazioni Unite. Ma attenzione, anche in queste realtà minute si nascondono delle insidie: che possano alcune di esse essere sfruttate alla stregua di paradisi fiscale con il fine di speculazioni finanziarie? Sembrerebbe di sì.

Ma a noi piace pensarla come alcuni micronazionalisti, secondo i quali «nonostante la frammentazione possa apparire come un’involuzione della società, il destino dell’uomo è quello di superare l’idea di stato-nazione per approdare a una federazione globale di stati individuo in cui ogni cittadino avrà piena cittadinanza su sé stesso».

 

(Graziano Graziani, Atlante delle micronazioni, Quodlibet Compagnia Extra, 2015, pp. 384, euro 16)

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LA CRITICA

Graziano Graziani ci accompagna in un viaggio fatto di utopia, coraggio, senso della giustizia e dell’opportunità. Un viatico per affrontare qualsiasi impresa: se è possibile fondare un regno nella propria stanza, allora davvero tutto è a portata di mano.

VOTO

8/10

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