“Gli invisibili”
di Mirella Serri

Un resoconto che illumina storie della Storia rimaste ancora nell’ombra

di / 25 febbraio 2016

Gli invisibili Mirella Serri Recensione Flanerí

«Sonderhäftlinge!» ovvero «prigionieri illustri!», così risponde l’ufficiale delle Schutz-staffeln Ernst Bader a un contadino di Villabassa – piccolo comune in provincia di Bolzano – che chiede chi siano quelle persone che fanno parte di un nutrito gruppo che, nella fredda giornata del 28 aprile 1945, scende da ben cinque pullman con i volti sofferenti, con addosso abiti di tempi lontani (alcuni addirittura avevano la divisa a strisce che si portava nei campi di concentramento), con il triangolo rosso appiccicato sulle giacche per identificarli come prigionieri politici, le scarpe rotte, un fagotto in cui avevano radunato i loro averi. Disposti in fila indiana, erano scortati da circa ottanta SS. Oltre al contadino che coraggiosamente rivolge la domanda al capo nazista, sono accorsi altri valligiani che sembrano riconoscere alcuni degli individui appena approdati in paese.

Sono costoro Gli invisibili, protagonisti dell’ultimo libro di Mirella Serri, edito da Longanesi: si tratta di 139 ostaggi rastrellati da 17 Paesi europei che erano stati rinchiusi dai nazisti nei lager dell’Europa centrale (Dachau, Buchenwald, Flossenbürg) e che arrivano a Villabassa (Die Alpenfestung, la Fortezza Alpina, come veniva chiamata) in vista di un possibile scambio con gli alleati. Ma rispetto agli altri prigionieri, a loro è riservato un trattamento privilegiato, tanto da alloggiare all’interno di costruzioni separate dal resto del campo di concentramento. Per tale ragione il nome «invisibili», in quanto estranei alla realtà dei lager e ignari dei delitti che in quei luoghi si compivano. Essi, infatti, non dovevano essere uccisi, ma rimanere in vita per soddisfare un progetto futuro.

Tra i «prigionieri speciali» si annoverano le personalità più importanti dell’epoca: c’erano, per esempio, il cancelliere austriaco von Schuschnigg che, dopo aver difeso il suo Paese, era scomparso dalla scena pubblica a seguito dell’Anschluss nel 1938; l’ex primo ministro del Fronte popolare francese Léon Blum; le spie inglesi Sigismund Payne Best e Richard Henry Stevens; Sante Garibaldi, nipote del più noto Giuseppe; Tullio Tamburini, ex capo della polizia di Salò, e il suo braccio destro Eugenio Apollonio; nonché il marito della principessa Mafalda di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele III, Filippo d’Assia, noto come latore della missiva con cui Hitler chiese e ottenne da Mussolini il consenso all’Anschluss, che dal 1933 sarà presidente della provincia dell’Assia-Nassau. Ma se la storia e la tragica fine di Mafalda sono più conosciute, le vicende che hanno per protagonista Filippo solo ora vengono chiarite: per esempio, egli accetterà quell’incarico, propostogli da Göring, «per amore del paese» e «amore di patria»; ma in realtà la vera ragione si può leggere solo nei faldoni segretissimi contenenti informative dell’Ovra sulla sua vita intima e privata, che Göring stesso conservava sulla sua scrivania e con i quali teneva sotto tiro il principe tedesco.

A ognuno di questi personaggi – e a diversi altri – Mirella Serri dedica capitoli brevi ma essenziali e dai titoli accattivanti, in cui disegna con tratto nitido un quadro esaustivo delle vicende che li hanno interessati. La narrazione, che si spinge fino all’arrivo degli americani a Villabassa e agli avvenimenti successivi che hanno segnato il destino di tutti i protagonisti del libro, è seguita da un elenco dettagliato di tutti i prigionieri d’onore diviso per nazione.

Con fare aneddotico, l’autrice porta alla luce fatti finora inesplorati e riempie di spunti inediti e preziosi il serbatoio della Storia, che viene così arricchita e approfondita da informazioni che finora non erano state considerate. E per la prima volta gli invisibili si rendono visibili agli occhi di tutti.

(Mirella Serri, Gli invisibili. La storia segreta dei prigionieri illustri di Hitler in Italia, Longanesi, 2015, pp. 238, euro 16,40)

 

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LA CRITICA

Un resoconto che illumina storie della Storia rimaste ancora nell’ombra, attraverso una scrittura che pur non tralasciando i dettagli puramente storici, non risulta mai pesante e noiosa.

VOTO

7,5/10

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effe

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

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