“La femmina nuda”
di Elena Stancanelli

Le conseguenze della fine di un amore

di / 20 maggio 2016

La femmina nuda di Elena Stancanelli copertina Flanerí

C’è un momento all’inizio di La femmina nuda, il nuovo romanzo di Elena Stancanelli pubblicato da La nave di Teseo, la nuova avventura editoriale dei transfughi Bompiani, e arrivato tra i dodici finalisti del premio Strega 2016, in cui la protagonista Anna, nella lunga lettera che manda all’amica Valentina che costituisce il romanzo, cita direttamente il film Se mi lasci ti cancello di Michel Gondry (citato con il titolo originale, Eternal Sunshine of the Spotless Mind).

La femmina nuda parla della fine di un amore e delle sue conseguenze, è chiaro al lettore sin dalla prima pagina, quindi ci si aspetta che l’evocazione del film di Gondry serva per recuperare l’idea forte che ne sta alla base. Per chi non lo sapesse, in Se mi lasci ti cancello Jim Carrey si rivolge a una società, la Lacuna Inc., per farsi cancellare i ricordi della vita passata con il suo ex amore Kate Winslet, dopo aver scoperto che lei aveva fatto la stessa cosa. In pratica, la Lacuna è in grado di selezionare porzioni di memoria da eliminare e fa ottimi affari con tutti i lasciati, gli abbandonati e i luttuosi che vogliano dimenticare. Ad Anna, però, non interessa la parte del film sull’eliminazione, ma quella sulla creazione del ricordo. Prima di cancellarsi dalla memoria a vicenda, i due protagonisti avevano trascorso una notte insieme, stesi su un lago ghiacciato, a guardare il cielo. È una cosa scema, «una di quelle cose che nessuno farebbe mai da solo, e difficilmente con un amico […] che avremmo sempre voluto fare ma non abbiamo mai trovato la persona giusta a cui proporla. È un’immagine che spiega alla perfezione che cos’è l’amore».

È questa l’essenza dell’amore, per la protagonista di Elena Stancanelli, una sospensione felice del pensiero razionale che autorizza gesti privi di senso in cerca della serenità. Questo vale per la fase costruttiva, dell’amore, cioè per il momento in cui si vanno a definire i dettagli di una vita da ricordare con qualcuno, ma anche per la fase distruttiva, quella della fine, in cui il corpo si deve abituare alla mancanza. Dopo aver scoperto il tradimento del compagno Davide – un tradimento che rispetto agli altri che la coppia si è inflitta a vicenda negli anni ha la portata inesorabile del momento di svolta –, Anna precipita per un anno nel «regno dell’idiozia», un anno fatto di persecuzioni, violazioni negli account di posta elettronica e dei social network, di vite private rovistate in cerca di un indizio in più. Alla ricerca di quella felicità che non è più con lei, Anna perde il contatto con la ragione esattamente come quando si fanno le cose sceme come momenti costitutivi dell’amore. Perde la dignità, nel farlo, e non nella maniera tenera degli innamorati, ma in una maniera malata, criminale, che riempie di desideri di morte, che svuota il corpo in una magrezza spettrale.

Quello che stupisce in La femmina nuda è che questa discesa all’inferno che rende perfettamente l’idea del dolore devastante della fine di un amore è raccontata con un distacco quasi ironico. Anna, scrivendo una lunga lettera di confessione all’amica dopo essere riemersa dal regno dell’idiozia, riesce a giudicarsi con la distanza del tempo, senza indulgenza, senza il bisogno di spiegarsi. Le azioni più o meno folli e disperate sulle tracce di Davide e del suo nuovo amore Cane (il nome viene spiegato nel libro) sono raccontate con un linguaggio crudo, senza introspezione psicologica. Vengono raccontati i fatti per quello che sono, con tutto il loro carico di – appunto – idiozia.

 

(Elena Stancanelli, La femmina nuda, La nave di Teseo, pp. 156, euro 17)

 

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LA CRITICA

L’amore finisce e l’assenza diventa inferno. Elena Stancanelli racconta il precipitare nel regno dell’idiozia della sua Femmina nuda, alla ricerca di una felicità che non può più esistere.

VOTO

7/10

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