“Mentre li guardi”
di Leopoldine Core

Il racconto di un’umanità sola, ma piena di voglia di sperare

di / 14 novembre 2017

Copertina di Mentre li guardi su Flanerí

Ciò che sorprende subito, quando ci si accosta a Mentre li guardi, raccolta di racconti della giovane scrittrice americana Leopoldine Core (Edizioni Clichy, 2017), è la fragilità dei suoi personaggi. Sono quasi esclusivamente donne, giovani abitanti di una New York al contempo presente e celata allo sguardo, un tempo meta di artisti, oggi solo punto di incontro per «gente intelligente e delusa».

«Pensò a tutte le creature intrappolate sulla terra, tutte a guardare il mondo libero e ad aspettare di farne parte. Se non c’erano finestre da cui guardare, c’era il pensiero scintillante che ci fossero. C’era l’idea. Erano tutti in attesa perché qualcosa di meglio era lì fuori per loro dall’altra parte. Doveva esserci»

Le vediamo, tutte diverse eppure in qualche modo simili, nei loro rapporti con gli altri. Nell’amore per gli uomini, una materia spesso sconosciuta e incomprensibile, troppo presi da se stessi e dal proprio desiderio di sopraffazione per costruire davvero dei legami; nell’amore per altre donne, sentimento vissuto con passione ma anche vergogna, con la paura sempre presente di non essere accettate. Entrambi amori ugualmente possibili, come se il tipo di persone che desideriamo non fosse solo una disposizione naturale, ma anche una questione di scelta.

Le vediamo nel loro rapporto con il sesso, che affrontano – e di cui soprattutto parlano – liberamente, con spregiudicatezza, e comprendiamo che è spesso solo una maschera, un modo per nascondere la paura. O, da donne consapevoli del ruolo loro imposto, un modo per affermare la propria libertà: «Frances si ritrovava di continuo a dovere educare quelli che la opprimevano, a dovere parlare apertamente dei propri genitali, e per questo spesso non sentiva affatto l’urgenza di affrontarli».

Più di tutto, le vediamo nella ricerca incessante di un posto nel mondo, alle prese con le proprie insicurezze e ossessioni, con la percezione costante del tempo che passa e la paura della fine del mondo, che tentano di esorcizzare attraverso l’amore. Ma non è che un conforto passeggero, al pari dell’alcool e delle droghe da cui sono così spesso dipendenti: tentativi di trovare tregua al confronto doloroso e senza fine con se stesse.

A restituire tutto questo, c’è lo sguardo lucido e nettissimo dell’autrice, che coglie nei suoi racconti ogni tono di voce, ogni sfumatura di un sorriso, fino alla corrente invisibile che lega due persone. A volte basta solo una scena, un momento di intimità tra due amanti, di confidenza tra due amiche. Da conversazioni apparentemente futili, frasi dette male, parole dette per ferire, emergono con forza i caratteri mai stereotipati delle sue protagoniste, troppo impegnate a sopravvivere a se stesse, a combattere con fantasmi e nevrosi per potersi davvero realizzare.

Per persone così, solo due sono i conforti possibili: il rapporto, seppure mai del tutto privo di conflittualità, con una madre o con una sorella, che rappresenti un appoggio, una casa in cui tornare. Ma soprattutto il rapporto con gli animali: cani salvati dai canili, gatti di cui gli umani sono solo custodi, il cui affetto semplice fa da contraltare alla complessità quasi insormontabile dei rapporti umani – ma è anche un ponte verso gli altri, un modo con cui uscire da se stessi e farsi accettare.

Mentre li guardi, esordio più che promettente di Leopoldine Core, racconta con un’empatia e una delicatezza fuori dal comune un’umanità sola, senza più certezze, ma piena di amore e di voglia di sperare nel futuro.

 

(Leopoldine Core, Mentre li guardi, trad. di Tiziana Lo Porto, Edizioni Clichy)
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LA CRITICA

Mentre li guardi è un esordio più che promettente, che descrive con una delicatezza fuori dal comune un’umanità sola, senza più certezze, ma piena di amore e di voglia di sperare nel futuro.

VOTO

8,5/10

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