Prigionieri, una passione amorosa

Ferenc Molnár, “La piccola pasticceria”

di / 16 novembre 2018

Dopo sessantasette anni dalla prima e cinquantaquattro dalla seconda edizione italiana a cura della casa editrice Dall’Oglio la riedizione di questo breve romanzo rende omaggio a ben tre letterati. Il primo è Ferenc Molnár (1878-1952), l’autore ungherese che il lettore italiano conosce sicuramente per I ragazzi di via Pál, ma forse anche come l’autore di molte opere teatrali tuttora in cartellone nei teatri italiani, oltre che di qualche romanzo tradotto in italiano ma sfortunatamente non più disponibile in commercio. Gli altri due sono una coppia di traduttori, l’ungherese Balla Ignácz – Ignazio Balla (1885-1976) per gli italiani – e Alfredo Jeri (1896-1962). Pubblicato con il titolo Rabok (Prigioneri) nel 1907 a Budapest, e riedito una seconda volta nel 1928 in un unico volume insieme a un altro breve romanzo intitolato Ismerősök (Conoscenti), La piccola pasticceria (Elliot, 2018) è considerato un’opera minore giovanile nella vasta produzione letteraria dell’eclettico Molnár. Tant’è vero che l’ultima edizione ungherese risale al 1928, e di questo testo si trovano cenni solo nelle storie della letteratura ungherese più complete. Eppure meriterebbe la riscoperta anche in patria.

L’esile volume al quale forse sarebbe stato meglio lasciare il titolo originale, Prigionieri, ha in serbo parecchie sorprese piacevoli, a partire dalla trama ben tesa, fino all’intento di rompere gli schemi con una storia d’amore anticonformista, e ai pochi ma ben delineati caratteri che popolano le poco più di cento pagine. Una struttura narrativa dove tutto è ben dosato, presentata con un linguaggio raffinato, reso più efficace e convincente dalla revisione a cura della redazione di Elliot, perché la traduzione risale 1951 e risentiva del passare degli anni e della tecnica traduttiva imperfetta che caratterizzava il pur prestigioso operato della coppia di traduttori.

La piccola pasticceria è frutto di quel periodo narrativo di Molnár che lo prepara al genere in cui saprà dare il meglio di sé: il teatro. Scritto contemporaneamente al suo intramontabile I ragazzi di via Pál, il romanzo si colloca fra le sue ultime prose impregnate ancora di sentimentalismo, con sullo sfondo Budapest, città natale che ha reso sempiterna protagonista delle sue opere nel primo ventennio di produzione artistica.

Un giovane avvocato fresco di laurea e fidanzato della diciassettenne figlia ben educata, benpensante e conformista del direttore di un penitenziario di Budapest difende una cameriera di una pasticceria accusata di furto dell’incasso. L’ha incaricato la stessa imputata in virtù del cordiale rapporto che intercorreva fra i due come cliente e inserviente della pasticceria. Durante un colloquio in prigione la cameriera svela però il suo amore per l’avvocato, una passione per la quale è disposta a tutto e che piano piano lo conquista, tanto che lui sarà costretto a infrangere l’etica e le norme di comportamento della buona società borghese. Molnár tornerà a rielaborare questo tema con una trama molto simile trent’anni dopo, all’apice della sua carriera, in un’altra opera narrativa intitolata L’ussaro verde.

Se questo libro è arrivato a noi è merito di Ignazio Balla, fra le due guerre chiamato amichevolmente ambasciatore della cultura ungherese dal grande Kosztolányi: era il periodo d’oro del romanzo d’intrattenimento in Italia, un genere che diversi scrittori ungheresi coltivavano ed esportavano con grande successo. Ciò era possibile grazie al valido aiuto di traduttori, fra i quali il più noto era Balla, ungherese trasferitosi in Italia ormai quarantenne, che per migliorare la resa in italiano si faceva aiutare dal madrelingua Jeri. A sua volta Balla era anche un fecondo scrittore,  traduttore da altre lingue e, per uno scherzo del destino, fiero sostenitore del fascismo per tutta la sua vita, malgrado le sue origini ebraiche e le inevitabili persecuzioni. Giunse persino a scrivere una monografia sul duce, che conosceva personalmente. Al netto di questa peculiarità, Balla contribuì in ampia misura alla diffusione della letteratura ungherese in Italia, scegliendo e promuovendo più di venti romanzi di cui firma la traduzione con Jeri o altri cotraduttori.

 

 

(Ferenc Molnár, La piccola pasticceria, Traduzione di Ignazio Balla e Alfredo Jeri, Elliot, 2018, pp. 122, € 12.50)
  • condividi:

LA CRITICA

«Chi è abituato a guardar con occhi tranquilli la vita, e a scavalcare gli ostacoli agevolmente, si inquieta se sente declamare qualcuno che cammina da ubriaco in questo mondo e rovescia gli ostacoli, o perlomeno assicura con infernale calma di poterli superare».

VOTO

7/10

Comments

News

effe

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

Archivio