Everything Everything, il più grande gruppo (sottovalutato) degli anni ’10

A proposito di “Re-Animator”

di / 16 settembre 2020

Bisogna diffidare sempre di chi mette nello stesso calderone gli Everything Everything e i Foals. Il mistero che lega il racconto per cui siano due gruppi che abbiano qualcosa da spartire continua stranamente a essere vivo. Re-Animator, uscito a tre anni da Fever Dream, è la testimonianza – l’ennesima – che evidenzia il distacco.  Basta l’etichetta math-rock?

C’è anche un discorso attorno a come gli Alt-J siano diventati un gruppo universale, mentre i quattro di Manchester se ne sono sempre stati ai margini di un mondo cieco che non si è accorto e non si sta accorgendo di loro. C’è un errore in tutto questo.  Salvo l’ultimo Relaxer, buon album che va a colmare i vuoti degli esordi dell’iper osannato An Awsome Wave,  gli Alt-J sono sempre sembrati più apparenza che altro. Hype, attesa.

Dentro i mondi degli Everything Everything c’è un immaginario sconfinato, ci sono idee che ribollono. C’è una quantità di fantasia che prende vita tra melodie, testi e ritmica che ha davvero pochi eguali. C’è la prospettiva di un’estensione folle del mondo. C’è l’illusorio che si fa materia.

Re-Animator è forse il meno lunatico di tutti, ma è quello probabilmente più completo,  che riesce ad andare oltre il proprio massimalismo intrinseco. Il livello di “Man Alive” è stato raggiunto. Il frontman Higgs si è ispirato all’idea della mente bicamerale, di come prima dell’emergere della coscienza gli esseri umani percepissero i pensieri come allucinazioni uditive; questa, a essere blasfemi, è la sensazione che accompagna perennemente l’ascolto dei loro lavori. La sua voce è meno nevrotica – una sottrazione delle piroette melodiche stile “No Reptiles” -, è più dilatata: l’ispirazione di Thom Yorke oggi si manifesta in maniera maggiore rispetto al passato.

I Radiohead spuntano spesso: dal contrappunto con la chitarra in “Moonlight” che è più di un omaggio a “Subterranean Homesick Alien”, a “In BirdSong”, fino a “The Actor”. C’è tempo per qualche digressione verso un synth sghembo e alientante anni ’80 di “Planets”. “Violent Sun” è il pezzo più elettrizzante.   “Arch Enemy” quello più Everything Everything di tutti – potrebbe stare senza problemi in Arc.

Gli Everything Everything sono senza mezzi termini il più grande gruppo sottovalutato  degli anni ‘10. Re-Animator la summa della loro poetica. La diffidenza che li accompagna da sempre risulta ancora una volta incomprensibile e, volendo ragionare più con il cuore e non con il cervello, fastidiosa.


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LA CRITICA

“Re-Animator” è un grande album e gli Everything Everything si confermano un gruppo enorme, purtroppo sottovalutato. Jonathan Higgs e soci scrivono il miglior lavoro dai tempi di “Man Alive”.

VOTO

8/10

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