L’incognita

“Saponi” di Elena Ghiretti

di / 13 aprile 2021

Copertina di Saponi di Elena Ghiretti

C’è una generazione schiacciata tra quella dei Baby boomers e quella dei Millennials, è la generazione a cui appartiene Elena Ghiretti, autrice di Saponi (Fandango Libri, 2021). È stata ribattezzata Generazione X, e mai nome fu più azzeccato, poiché a distanza di ormai mezzo secolo resta ancora una grande incognita. Incapaci di diventare per davvero adulti, prendere il potere e spazzare i Baby boomers, si sono visti un giorno scavalcare dai Millennials, con cui forse hanno creduto di poter condividere la sensazione di sentirsi eterni trentenni. Il problema è che i Millennials sono trentenni. E non a caso l’incipit del romanzo di Ghiretti recita: «Di colpo il mondo fu popolato da trentenni. Erano dappertutto». È così che si spalanca al lettore l’universo di Lucia, la protagonista del romanzo.

Lucia lavora in un’agenzia di comunicazione, una delle più famose di Milano, e da poco è diventata senior nel suo ruolo di strategic account manager. Tuttavia a questa promozione non ha fatto seguito un adeguamento di stipendio, ma solo di stress e responsabilità – una tipica situazione nella quale la Generazione X si ritrova spesso.

Le prime trenta pagine ci mostrano Lucia in una riunione col cliente, in cui deve svelare il nome che ha pensato per la loro nuova linea di prodotto. Sono pagine dense, finemente umoristiche, con un massimalismo descrittivo che ricorda di primo acchito alcune pagine di Giocatori o Cosmopolis di DeLillo, o affreschi borghesi di McInerney: ironia e levigata surrealtà comprese. La presentazione, però, non sortisce l’effetto sperato, il cliente (composto da Millennials, ça va sans dire) è insoddisfatto e per Lucia si spalanca per la prima volta la porta dell’insuccesso. «Perché il suo tempo ha smesso di produrre cultura pop contemporanea e invece continua a rovistare tra le scatole in soffitta?», si chiede la protagonista al culmine di quella disfatta. Già, quando? È la presa d’atto di un invecchiamento sfuggito ai radar della Generazione X.

Non basta, tornata a casa Lucia scopre di essere stata lasciata dal suo compagno/fidanzato luca (che per tutto il libro chiamerà con la minuscola), col quale stava proprio per trasferirsi in un nuovo appartamento chic, un po’ borghese, un po’ radical, di certo costoso. E fra quegli scatoloni pronti per il trasloco che inizia la caduta irrimediabile, una discesa agli inferi che si attua attraverso un tentativo di capire i trentenni, l’uso dei social, anzi di Instagram – che è il social per antonomasia dei Millennials. Così scopre e si imbatte in un universo che fatica a comprendere e a interpretare: «Stare lì dentro è come assistere a un fotoromanzo esploso». Finché spinge all’estremo questo tentativo di sintonizzarsi sul loro universo e finisce col subaffittare il nuovo appartamento a tre ragazzi, Donatello, Ada e Gordon – e già solo i nomi «suonano antichi e futuristici, tra Fogazzaro e Star Trek».

Qui si apre qualche crepa nella scrittura di Elena Ghiretti, e il romanzo un po’ ne risente. Ci sono passaggi in cui eccede nella battuta, la cerca e la forza, esaspera anche le sfortune della protagonista rischiando così di far precipitare il romanzo nel genere chick-lit. E talvolta cade, sebbene la maestria di Ghiretti fa sì che riesca a tirarlo via da quel pantano nel quale, è presumibile, non avesse intenzione di entrare. Tuttavia il narratore esterno rimane troppo concentrato su Lucia, la segue così nell’intimo da inficiare gli altri personaggi, che qualche volta si muovono al limite del macchiettistico e altre volte restano bidimensionali, si fatica a vederli a tutto tondo. È un peccato, perché le premesse per scandagliare a fondo questi temuti (dalla protagonista) Millennials c’erano tutte, ma al di là delle descrizioni e abitudini Ghiretti non si spinge.

O forse sì. Bisogna attendere verso il finale del romanzo quando Lucia, dopo aver scoperto che il suo ex si è fidanzato con una trentenne, che te lo dico a fare, e è rimasta ormai senza lavoro, accetta di partire per Edinburgo per andare a assistere, con il coinquilino Gordon, al Fringe – il grande festival teatrale che ogni estate si tiene fra le strade, i club e i teatri della capitale scozzese. Alla fine di uno dei tanti spettacoli che vedono, Lucia (e il narratore) si riscatta. Il dialogo tra lei e Gordon è di certo uno dei migliori dell’intero romanzo. Di colpo Gordon, e con lui la schiera dei trentenni, perdono l’aura che si portavano dietro, e ne leggiamo le fragilità, l’inesperienza e anche l’ignoranza, in senso etimologico, di quanto accaduto prima di loro. Si intravede in lui/loro una carenza di curiosità del passato, un’immanenza che li rende ingenui, che li porta a confondere emotività e messaggio, fino a diventare didascalici.

Non bisogna pensare che alla fine del romanzo ci sia un riscatto trionfale della Generazione X, però Ghiretti ricollega con un artificio post-moderno l’incipit del romanzo con le pagine finali, così da creare un cortocircuito che non rende del tutto inutile quanto vissuto dalla protagonista, e quanto letto da noi.

 

(Elena Ghiretti, Saponi, Fandango Libri, 2021, pp. 192, euro 17, articolo di Fernando Coratelli)
  • condividi:

Comments

News

effe

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

“effe – Periodico di altre narratività” numero dieci

Archivio