Una realtà tutta nuova

Pixar prende una nuova strada con "Red"

di / 17 marzo 2022

Poster del film Red

Lo storico studio di animazione di proprietà della Disney, Pixar,  ha cambiato qualcosa nel modo in cui concepisce i propri film negli ultimi anni. Red, l’ultimo titolo distribuito l’11 marzo 2022, conferma questa nuova direzione.

La differenza non riguarda solo la scelta di proporre il film direttamente in streaming per gli abbonati di Disney +. Era già accaduto con Luca la scorsa estate, un altro film che aveva mandato segnali di cambiamento. Il nuovo corso dello studio sembra andare sempre di più verso storie che si avvicinano a temi del mondo reale. Magia e fantasia non mancano, ma diventano elementi di contorno con un chiaro valore simbolico.

Red parte in modo evidente dalle vicende personali della regista Domee Shi, trentaquattrenne canadese di origine cinese. La protagonista è la tredicenne Mei, una normale adolescente della Toronto del 2002 alle prese con le tradizioni della sua famiglia proveniente dalla Cina, il suo gruppo di amiche e la passione per la boy band 4* Town.

La vita esemplare di Mei a base di ottimi voti e lavori nel tempio di famiglia cambia quando una mattina si sveglia nei peli e nelle zampe di gigantesco panda rosso. Una metamorfosi quasi kafkiana, ma reversibile. Il panda infatti viene fuori in base alle emozioni che Mei prova: più sono forti e maggiori le possibilità che si trasformi. I genitori non si mostrano particolarmente turbati dalla trasformazione. Quello che la ragazza ancora non sa è che si tratta di una maledizione di famiglia che conoscono bene, così come conoscono il rituale per annullarla. Mei, però, scopre ben presto come sfruttare il panda a proprio vantaggio.

Red è chiaramente un racconto allegorico delle trasformazioni dell’adolescenza. La regista Domee Shi è tornata ai temi che già aveva affrontato nel 2018 con il suo primo cortometraggio animato, Bao, che le aveva portato un Oscar. Anche lì c’era un cambiamento che sconvolgeva una famiglia.

Nella storia di Pixar non sono mai mancati i temi e le riflessioni adulte e complesse. Basta guardare alla filmografia degli ultimi 10 anni per trovare titoli stratificati come il recente Soul – che affrontava addirittura morte e anima – o il capolavoro Inside Out.

E se già Inside Out era una rappresentazione simbolica delle trasformazioni interiori della crescita, Red si concentra invece su aspetti più visibili e immediati rappresentati con dovizia di particolari. Anche il contesto di riferimento è molto più realistico che in altre occasioni. C’è una Toronto multietnica, ci sono le passioni delle ragazzine come le boy band e il Tamagotchi, ci sono le feste sotto la supervisione degli adulti. Ci sono i primi turbamenti ormonali e le mestruazioni. C’è un mondo in cui è possibile riconoscere il reale.

Red, per questi motivi, è diverso da Luca o da Onward, usciti tra il 2020 e 2021. Anche in questi film si affrontano temi profondi come l’accoglienza del diverso e l’elaborazione del lutto, ma il contesto è evidentemente fantastico. Qui, invece, la magia è solo un elemento di contorno.

La trama stessa è agganciata a temi completamente ordinari e già visti. Viene infatti in mente un film come Voglia di vincere, teen movie del 1985 con Michael J. Fox liceale imbranato che si scopre licantropo e diventa la persona più popolare della scuola. Mei, in sostanza, vive la stessa esperienza, ma al femminile.

Il merito principale di Red non è tanto quindi la storia – piuttosto ordinaria e prevedibile – o il modo in cui vengono affrontati i consueti sviluppi narrativi previsti dalle regole dello storytelling Pixar. A rendere diverso il film di Domee Shi è la capacità e il coraggio di portare la realtà dell’adolescenza nel racconto, mascherandola appena con la metafora. Un modo nuovo e coraggioso di rivolgersi al pubblico.

(Red, di Domee Shi, 2022, animazione, 99’)

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LA CRITICA

Red conferma la nuova direzione dei film Pixar, più vicina a temi realistici e quotidiani. La magia rimane, ma come contorno, e pazienza se la trama non brilla per originalità.

VOTO

6,5/10

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