“I giorni in fila” di Andrea Garbarino

di / 5 novembre 2013

Un calendario emotivo su carta millimetrata in cui annotare date e ricordi, entusiasmi e delusioni, attraverso asterischi rossi e blu e diagrammi: questa l’attitudine segreta della protagonista di I giorni in fila di Andrea Garbarino (La Linea, 2013): Sandra Roccavento. Ossessione che coltiva in modo maniacale, lontano dai frastuoni di un’esistenza che non la soddisfa, a cui cerca di sottrarsi, mettendo a tacere i propri sogni, i propri progetti, riempiendo inevitabili pagine bianche. Un metodo piuttosto complesso elaborato dal suo inconscio per liberarsi forse di un approccio passivo alla vita, per riemergerne protagonista, studiando il filo sotteso degli eventi, le geometrie e le linee che talora preannunciano vere e proprie onde sismiche.

Suo malgrado – «Io ho alzato argini, teso l’orecchio, cercato presagi in ogni direzione. Tranne che in quella fatale, dove si preparava la tempesta» – Sandra sarà proiettata nel presente, travolta in un abisso foriero di incognite e occultamenti, che affonda le radici nel passato della sua famiglia, una delle più in vista di una misteriosa cittadina della Riviera di Ponente prima del «fattaccio», espressione con cui a casa veniva indicato un episodio vecchio di oltre vent’anni, archiviato dalle cronache locali come una rapina a mano armata a opera di ignoti ai danni del nonno materno, il famoso ex podestà Ernesto Pastorino, che «ci ha lasciato le penne» e anche le chiacchierate ricchezze.

Ricompaiono sulla scena i protagonisti di «quegli anni di piombo», era il 1978, le mai chiarite complicità dei suoi cari nella partita tra ex partigiani ed ex repubblichini, in una avvincente e drammatica «sciarada» in due tempi, tra rimandi ora al passato ora al presente, non priva si suspence e colpi di scena.

Un noir di alto profilo quello che Andrea Garbarino ci regala, con la sua scrittura affilata, dissacrante e a tratti poetica, in cui trovano spazio le emozioni e l’introspezione psicologica di personaggi memorabili, in primis della voce narrante della protagonista. Il difficile rapporto con una madre sempre più fredda dopo la separazione dal marito e con un padre verso il quale è risentita, poiché è fuggito in Francia il giorno del ventesimo anniversario di matrimonio «senza un rigo, una telefonata», hanno reso Sandra precaria negli affetti, un mare questo dalle increspature simili a «un esodo instancabile di minuscole stelle» in cui remare contromano supportata dal suo fascino androgino.

Tra nebbie di rabbia e di paura il ricordo del padre la insegue anche nei sogni o negli incubi, in cui le costruisce ali di carta ritagliate dalle pagine del suo singolare calendario, «così piccole che non avrebbero sostenuto una farfalla», mescolandosi alle immagini di ricordi felici, come di quel lontano pomeriggio d’estate, quando in cima alla collina di castagni le aveva svelato un segreto: «Puoi sempre volare». È il conforto nelle avversità di sapere ripiegate sulle spalle ali pronte all’uso.

Si rivelerà utile «mettere tutti quei giorni in fila?»

(Andrea Garbarino, I giorni in fila, La Linea, 2013, pp. 272, euro 14)

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