“Il ritorno” di Dulce Maria Cardoso

di / 19 dicembre 2013

La guerra vista attraverso gli occhi di un bambino. Questo il fulcro del romanzo di Dulce Maria Cardoso, Il ritorno, pubblicato nell’ambito di Indies, l’inedita collaborazione di Feltrinelli con vari piccoli editori indipendenti, in questo caso Voland. Si tratta di un romanzo storico, ambientato negli anni Settanta del Novecento, che racconta il ritorno in patria di ex coloni portoghesi durante la rivoluzione dei garofani del 1974.

Il protagonista nonché narratore è Rui, ragazzino bianco di quindici anni, trovatosi in Angola, colonia portoghese, insieme alla sua famiglia proprio durante questa ribellione.

Siamo nel periodo della decolonizzazione, alla vigilia dell’indipendenza dalla madrepatria, e gli ex coloni portoghesi stanno andando via per evitare ritorsioni da parte dei neri. La famiglia di Rui si spezza, parte solo con la mamma e la sorella. L’aeroporto è pieno di gente, tutti stanno scappando. Del padre un’immagine fissa, quella del suo arresto da parte dei militari del movimento per la liberazione dell’Angola. Il protagonista, insieme alla sorella Milucha e alla madre Doña Gloria, riesce a ritornare in Portogallo: da quel momento in poi la famiglia sarà marchiata con il nome di retornados. La tristezza prende il sopravvento, al difficile presente si mischiano i ricordi dell’infanzia nella calda Angola estiva. Non hanno più una casa, vivono in una stanza d’albergo e il denaro sta terminando. E poi la malattia nervosa della madre e l’assenza del padre di cui la sorte è incerta. Il tutto sulle spalle di un adolescente.  Continuo è il rimorso per non aver reagito davanti all’arresto del padre, il senso di inadeguatezza e la paura. Paura che i loro averi finiscano, del loro avvenire, della probabile morte del padre.

Dopo l’ultimo volo antecedente l’indipendenza, Rui perde le speranze di rincontrarlo, ma sua madre no. Tutto si incentra sulla personalità del ragazzo, le emozioni e le sensazioni che racconta. Il periodo tanto travagliato sembra concludersi: il padre ritorna, le crisi della madre sembrano poco a poco placarsi, si trasferiscono in una nuova casa, anche se molto piccola, avviano una piccola impresa di costruzioni. E tuttavia, spesso la realtà supera l’immaginazione, e il debito contratto per la ristrutturazione diverrà un’ombra costante nella loro vita, impedendogli di godere di una vera tranquillità. Filo conduttore del racconto è la rabbia del protagonista,  coinvolto in prima persona nelle conseguenze di questa guerra di liberazione. La sua famiglia si trova schierata dalla parte dei colonizzatori e quindi indirettamente complice della lunga schiavitù della popolazione nera, ora in rivolta.

Lo stesso stile narrativo appare come un flusso di coscienza inarrestabile, preponderante. La rabbia di Rui si esprime con l’uso vocaboli forti e incisivi, a volte offensivi, che contrastano con la giovane età del protagonista. Il ritmo è veloce, incalzante, la storia coinvolgente ha il potere di far immedesimare il lettore attraverso racconti di vita personale e familiare. Inoltre, la scrittura di Dulce Maria Cardoso è chiara, realistica, sono rintracciabili ripetizioni e ridondanze che marcano l’ossessione del ragazzo verso tutta la vicenda.

Nonostante quest’ultimo lavoro della Cardoso si instauri in un ciclo di romanzi che potremmo definire “umani”, incentrati sul carattere dei singoli personaggi, minuziosi nella loro descrizione visiva e caratteriale, ne Il ritorno l’autrice tratta con estrema fluidità anche un tema storico, di comprensione non immediata, come quello della decolonizzazione angolana, con risultati altrettanto brillanti.


(Dulce Maria Cardoso, Il ritorno, trad. di Daniele Petruccioli, Voland/Feltrinelli, 2013, pp. 218, euro 14)

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