“Passeremo per il deserto” di Diego Zúñiga

di / 22 dicembre 2012

Il titolo originale di Passeremo per il deserto (Caravan edizioni, 2012), del giovane autore cileno Diego Zúñiga, è Camanchaca. Un nome intraducibile, persino folcloristico per chi non ha dimestichezza con la geografia dell’America Latina: la parola si riferisce infatti a un particolare tipo di nebbia, molto fitta e umida, che cala improvvisa sul deserto di Atacama, in Cile. Una nebbia torbida, che occulta ogni cosa senza lasciare punti di riferimento.

Proprio come l’omertà della generazione di cileni che hanno vissuto sotto il regime di Pinochet: si abbatte sulla memoria comune per non lasciare ricordo delle violenze impunite e degli innumerevoli lutti rimasti insepolti.

È con questo silenzio compulsivo, con le mutilazioni della verità che si trova a fare i conti il giovane protagonista del breve romanzo di Zúñiga, un adolescente goffo e introverso, figlio di divorziati, che intraprende un viaggio in macchina con il padre, da Santiago del Cile fino a Iquique e poi Tacna, in Perù, passando attraverso il famigerato deserto di Atacama. Lungo il percorso ripensa e domanda. Interroga il padre, riflette sulle risposte della madre, che è rimasta a Santiago, intrappolata nelle sue nevrosi perverse. Ascolta i deliri apocalittici del nonno, interpreta i diversi racconti sulle misteriose scomparse dello zio Neno e della cugina.

«Mi piaceva in particolare la storia di uno dei suoi fratelli. Si era sposato molto giovane, aveva tre figli e poi era scomparso lungo la strada che univa due paesi, nel sud del Cile. Non ricordo il suo nome, ma si era perso. Secondo la mamma, lo avevano rapito gli UFO. Era questo che diceva mio zio. Anche se a volte mamma cambiava la sua versione e raccontava che lo avevano arrestato i militari».

In secondo piano rispetto alla storia familiare, quasi a voler riempire i vuoti lasciati dal non detto, Zúñiga racconta due episodi di cronaca ormai entrati nell’immaginario comune cileno: la vicenda dell’“empapado Riquelme”, persosi nel deserto e morto probabilmente di ipotermia, e il caso dello “psicopatico di Alto Hospicio”, un serial killer che tra il 1998 e il 2001 ha ucciso quattordici giovani donne. Ma anche in questi due casi la verità non trova mai il medesimo riscontro.

«Primo: lei non parla mai della nipote come se fosse morta. No. Sua nipote è scomparsa. Sua nipote, secondo lei, prima o poi tornerà. Di questo è sicura, perché non crede alla storia dello psicopatico di Alto Hospicio».

Passeremo per il deserto, di Diego Zúñiga, è una testimonianza allegorica della nuova generazione di cileni, di coloro che cercano risposte su un passato agghiacciante per ridare un senso al presente. Una generazione che non si lascia anestetizzare, ma che, anzi, scava nelle ferite del paese cercando di ripulirle dal pus lasciato dalla dittatura.

 

(Diego Zúñiga, Passeremo per il deserto, a cura di Vincenzo Barca, Caravan Edizioni, 2012, pp. 144, euro 11,50)

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