“Hell on Wheels” di Joe e Tony Gayton

di / 10 ottobre 2012

È il 1865 e la sanguinosa guerra civile che ha diviso gli Stati Uniti è terminata con la resa degli Stati Confederati. Non è soltanto una pagina di storia, ma anche il punto di partenza di Hell on Wheels, l’ultima serie presentata dal canale via cavo AMC, capace, negli ultimi 5 anni, di regalare al pubblico diversi show di successo quali Mad Men, Breaking Bad e The Walking Dead.

I fratelli Tony e Joe Gayton, creatori e produttori del lavoro, hanno riportato sullo schermo un mondo e un periodo storico indubbiamente spremuto dal cinema e dalla televisione nel corso degli anni. Nonostante ciò Hell on Wheels riesce ad andare oltre i classici western, mostrando le sfaccettature (soprattutto quelle più oscure) dell’era della Ricostruzione. La voglia di ripresa e l’ambizione degli stati americani, di nuovo riuniti, nella costruzione della grande ferrovia transcontinentale, contrasta con un paese ancora devastato dagli orrori della guerra:le tensioni tra Nordisti (i famosi Yankee) e Sudisti non si sono affatto sciolte con la fine del conflitto. Le lacerazioni si fanno più marcate anche nei confronti dei nativi americani e soprattutto degli schiavi neri, resi (in linea del tutto teorica) liberi alla fine della guerra, ma sempre mal visti dai bianchi.

Nei dieci episodi della prima stagione vengono seguite le vicende di Cullen Bohannon (interpretato da Anson Mount), un soldato confederato che dopo aver preso parte al conflitto, ha scoperto tragicamente di aver perso moglie e figlio, entrambi uccisi dai soldati dell’Unione. La sete di vendetta nei confronti degli esecutori dell’atroce delitto lo porteranno verso le rotaie di Hell on Wheels, letteralmente Inferno su ruote, ossia il cantiere della Union Pacific, una delle due società (assieme alla Central Pacific) incaricate della costruzione della grande ferrovia che avrebbe unito l’America. Proprio in questo agglomerato di fango, tende, prostitute e operai neri sottopagati e considerati ancora come schiavi, Cullen trova lavoro come supervisore della squadra taglio (quella composta dai nigger, come venivano apostrofati con disprezzo gli uomini di colore) per decisione Thomas Durant (Colm Meaney), il grande investitore della Union Pacific, un uomo di affari che si scoprirà avere diversi interessi personali economici e non solo dietro la costruzione della ferrovia. Durante i lavori, le vicende di Cullen si intrecceranno con quelle di Elam Ferguson (interpretato dal rapper e attore Common), un ex schiavo da poco libero che agogna un trattamento migliore da parte dei bianchi che stazionano a Hell on Wheels.

Insomma, siamo ben lontani dal solito Far West, dagli sceriffi con le mani sulla fondina in giro per piccole cittadine e sparatorie dai carri.

All’appello mancano ancora gli Indiani d’America, una minoranza di individui che vaga per le vaste terre incolte, dipinta come una comunità legata alle proprie tradizioni e ai propri costumi, che per difendere il territorio che gli appartiene mostra tutta la sua forza e brutalità contro l’uomo bianco. È così che conosciamo un altro dei protagonisti, Lily Bell (Dominique McElligott), che perde il marito (uomo di fondamentale importanza per la realizzazione del progetto ferroviario in quanto incaricato di tracciare la rotta migliore per la ferrovia in modo tale da creare una tratta sicura e percorribile) proprio a causa di un’imboscata dei Cheyenne, da cui la donna riesce a fuggire miracolosamente con coraggio e fortuna.

Tutti questi eventi, accuratamente intrecciati tra loro, hanno dato vita a una delle serie più interessanti dell’ultima stagione, forse ancora lontana (a livello di ascolti almeno) dai programmi di punta dei vari canali, ma che ha generato grande curiosità da parte del pubblico e della critica, non solo grazie all’idea vincente dell’ambientazione storica immediatamente successiva alla guerra civile, ma anche per la maturità e la freddezza con cui il periodo è stato presentato, sottolineando le peculiarità più cupe di quegli anni: l’incalzante problema del razzismo anche dopo la liberazione di tutti gli schiavi, la continua lotta tra Statunitensi e Nativi americani (che negli anni sarebbe poi degenerata fino allo stermino praticamente totale delle tribù indiane), e il degrado delle piccole società che sorgevano accanto al grande progetto della ferrovia transcontinentale, formate, come già detto, da agglomerati di tende da spostare all’occorrenza e abitate da uomini e donne spesso di dubbia morale, in cui ancora la legge del più forte la fa da padrone.

Un mix vincente che ha convinto AMC a riconfermare Hell on Wheels per la seconda stagione: iniziata il 12 agosto 2012, sarà composta di altri dieci episodi. In attesa di vedere se anche questa serie riuscirà ad avere le stesse fortune degli ingombranti “colleghi” di network possiamo già dire che: «Chi ben comincia è a metà dall’opera».

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