“Micah P. Hinson and the Nothing” di Micah P. Hinson

di / 10 marzo 2014

Ci si chiede spesso e si ragiona su quanto la biografia di un autore influenzi la sua musica. Quanto gli eventi privati sfocino nella sua chitarra, nei suoi brani – a tal proposito noi di Flanerí abbiamo ideato addirittura una rubrica: BioSong. Eppure esistono autori per cui vita e musica sono un eterno contatto imprescindibile. Di casi ce ne sono tanti, alcuni davvero preziosi, e stavolta – vista l’uscita del nuovo disco e gli ultimi tragici eventi – tratteremo di Micah Paul Hinson. Classe ’81, nato a Memphis. Cantautore. Un’esistenza segnata dall’ossessione della bellezza e dal lento e continuo perdersi nel baratro. Magro, bruttino e occhialuto, non ha il fascino e l’aura del maudit e nemmeno il carisma del rocker. Di maledetto ci sono solo i fatti che popolano le sue giornate. Intorno ai vent’anni vive questa storia d’amore con una modella di Vogue. Motel, pillole e distruzione: quando la storia finisce Hinson ha speso tutto ed è costretto a vivere sotto i ponti. On the Road di Kerouac lo tiene in vita. Gli dà la forza per andare avanti. Fino a che gli amici non si accorgono del suo talento e inizia la carriera clamorosa di questo intenso e profondo songwriter.

L’esordio è del 2004: Micah P. Hinson and the Gospel of Progress. Ogni disco avrà di qui in poi sempre questa costante: il nome dell’autore a comporre il titolo, proprio a confermare quanto ci sia della sua vita in ogni album. Altra costante: ogni copertina del disco mostra particolari di donne in intimo seminude. Con cadenza regolare il giovane cantautore americano si conferma con i suoi lavori una della voci più torve e intenso del cantautorato americano. A dieci anni dall’esordio, ora è il turno di Micah P. Hinson and the Nothing: un lavoro, che tanto per cambiare, è stato segnato dall’ennesima disgrazia.

2011. Durante il tour che fa tappa a Barcellona, il furgone con cui si muove gli si ribalta addosso. Tonnellette sul suo esile corpo. Incastrato nella lamiere, Hinson rischia la morte e per diverso tempo rimane paralizzato agli arti superiori. Anche stavolta gli amici lo aiuteranno a tornare in piedi.

Tra Cash e Cohen, The Nothing è un altro pregevole disco. In equilibrio tra intimità e rabbia, nessuna uscita dal tracciato o svolta e innovazione lirica e musicale. Puro cantautorato folk, in cui la figura del peccatore, del dannato in cerca di riscossa e redenzione appare in molti brani.

Sicuramente il disco non è per tutti. Sia per la densità dei brani, sia per l’impegno che richiede l’ascolto più viscerale. Ma se volete camminare in bilico sul filo che unisce musica e vita, avete trovato la vostra voce prediletta.


(Micah P. Hinson, Micah P. Hinson And The Nothing, Talitres, 2014)

 

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