Flanerí

Libri

Una forma di vita

di Elisa Cianca / 18 aprile

Una forma di vita è l’ultimo romanzo di Amélie Nothomb, pubblicato nel 2010.
E’ la storia di Melvin Mapple, un soldato americano in missione in Iraq, che soffre di una grave forma di obesità. Il militare è un ammiratore della scrittrice Amélie Nothomb della quale ha letto tutti i romanzi e decide di scriverle per raccontare il suo problema e sfogarsi.
Inizia così una corrispondenza epistolare che durerà dieci mesi (prima di interrompersi misteriosamente), nei quali Melvin cercherà di esprimere la propria sofferenza e frustrazione davanti a un problema di cui egli stesso si sente responsabile: l’obesità.
Amélie appare in tutta la sua ingenuità e sensibilità, è una vera e propria confidente cui migliaia di fans da tutto il mondo aprono il loro cuore. Abituata a intrattenere corrispondenza epistolare fin dall’infanzia, si dedica quotidianamente a questa occupazione. Un giorno rimane molto colpita dalla missiva di Melvin e si pone in ascolto come un’amica sincera.
I temi affrontati dal testo sono diversi e molto attuali: in primis l’assurdità della guerra vissuta come tentativo di carriera militare da parte di chi non ha avuto altrechances nella vita e si è arruolato suo malgrado; emblematiche le descrizioni dello stato d’animo di soldati costretti a confrontarsi ogni giorno con la morte, in un turbine di bombardamenti e scontri a fuoco. Proprio queste violenze sono la causa di una sindrome di fame incontenibile che spinge a mangiare. Melvin definisce la propria voracità uno “sciopero della fame” al rovescio: si costringe a ingurgitare di tutto senza sosta nel tentativo di un po’ di tregua dai sensi di colpa.
L’obesità è inquadrata come problema grave che porta all’alienazione, all’apatia, alla solitudine e alla morte.
Melvin e i suoi compagni obesi vengono discriminati dai commilitoni “normali”, ed ecco che un nemico ben più crudele e infame s’insinua all’interno dello stesso reparto, andando ad aggiungersi al reale nemico straniero.
La corrispondenza epistolare diventa protagonista di una relazione a distanza tra due personaggi, due esseri umani lontani nello spazio (Parigi/Baghdad) e distanti anni luce per esperienze e formazione personale.
Il foglio bianco della carta da lettera diventa un luogo immaginario d’incontro tra due individui che non potrebbero essere più diversi ma che, curiosamente si cercano attratti e al tempo stesso spaventati – e portano avanti questo scambio intenso.
L’intero romanzo può essere interpretato come una metafora dell’incontro con l’altro da noi:“Le persone sono paesi. E’meraviglioso che ne esistano tanti e che una perpetua deriva dei continenti ci consenta di incontrare isole tanto nuove”.
Degno di nota il ricorso ad un piccolo stratagemma da parte della scrittrice per aiutare Melvin, se non a salvarsi, almeno a trovare una tregua considerando il proprio corpo come un’opera d’arte in continua evoluzione. Infatti il soprannome sul campo sarà Body Art e avrà il compito di registrare ogni suo piccolo quotidiano cambiamento di peso su un diario e fornire fotografie: insomma avere un progetto per vivere.