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“S. il Nobel privato”. A tu per tu col “misterioso” Domingos Bomtempo

di Matteo Chiavarone / 3 giugno

Intervistiamo Domingos Bomtempo, autore di “S. il Nobel privato” (Cavallo di Ferro, 2011), un libro che sta facendo molto discutere perché, anche se nominato con una abbreviazione (alla maniera di Kafka e Svevo), racconta la vita di José Saramago, il grande autore portoghese scomparso di recente.

In questa sorta di biografia romanzata ne esce fuori un uomo non felicissimo, problematico e desideroso d’affetto fino a ridursi “marionetta” in mano di alcune donne.

Ne escono malissimo alcuni personaggi chiave degli ultimi anni di vita di Saramago, in una sorta di commedia umana in cui lo scrittore diventa attore dei suoi stessi libri.

Nel testo intravediamo riferimenti sparsi qua e là, intravediamo nomi e cognomi ma non sappiamo se sono quelli giusti. Lo scrittore invidioso del Nobel a Saramago potrebbe essere Antunes; da italiano pensiamo che colui che gli è stato vicino per poi allontanarsi potrebbe essere Tabucchi. O forse no, Dario Fo. Ma sono solo supposizioni…

Ma chi è Domingos Bomtempo? Dietro di lui si celano tutti e non si cela nessuno. Di lui sappiamo che il nome è di certo uno pseudonimo che nasconde chissà quale penna. O meglio non sappiamo niente.

E infatti l’intervista avviene via email. Non sappiamo a chi facciamo le domande, non sappiamo chi ci risponderà.

Sappiamo che non ci risponderà ma la domanda è d’obbligo. Chi è Domingos Bomtempo?

Bomtempo c'est moi.

Prendiamo questo libro e “decidiamo” che sia una biografia di Saramago, uno sguardo attento sulla vita privata del Nobel portoghese. Se i riferimenti sono reali da dove sono estrapolati?

Ho letto tutto quanto è stato scritto fino ad oggi sui giornali italiani. Mi sono molto stupito che alcuni l'abbiano presa per una biografia. Sulla Stampa, la giornalista diceva addirittura che lei aveva conosciuto Saramago e la moglie e che le erano sembrati molto felici. Mi ha fatto sorridere questa affermazione. Ma si fanno così le critiche letterarie? La mia non è una biografia, è un romanzo. Saramago mi ha ispirato un romanzo sulla vecchiaia, sulle invidie che circondano un Nobel, sui pettegolezzi letterari (veri alcuni, inventati altri) e sulla gelosia che gli uomini vecchi provano nei confronti delle loro donne quando sono troppo giovani. Eppure mi sembrava di essere stato chiaro, la moglie del protagonista del mio romanzo non ha niente a che vedere con la signora Saramago. E poi, se fosse una biografia, come giustificano le sue relazioni amorose con le protagoniste dei suoi libri? Mah…

Chi è e cosa è Saramago per lei?

Il più grande scrittore del '900 portoghese, ma anche uno dei più grandi nel mondo.

Interessante quel discorso sull’intelligenza dello scrittore. Anche lei trova Saramago uno scrittore bravo proprio perché non intelligente?

Per carità. Saramago era intelligentissimo, ma, come tutti noi, incostante. Non esistono le intelligenze costanti, è questo che bisogna accettare. Si può essere geniali su un fronte e quasi dementi su un altro. Agli artisti capita spesso. È una questione di eccessi.

Le premetto che io, amando molto Saramago, non saprei rispondere. Qual è secondo lei la sua opera migliore?

Mi sembrano tutte eccezionali, l'imbarazzo della scelta è molto grande. Però, come avrà notato, ho privilegiato molto un cane. Che posso dire, me ne lasci scegliere almeno tre: “Il memoriale del convento”, “L'anno della morte di Ricardo Reis” e “La caverna” (da cui il cane).

Nel libro si fa riferimento ad un altro scrittore portoghese, uno scrittore che ha provato invidia dei riconoscimenti all’autore di “Cecità”. Si tratta di Antunes? E lo scrittore straniero? Da italiano ho pensato a Tabucchi, poi chiacchierando con un amico mi è venuto in mente Dario Fo. Mi sbaglio?

Se di nomi non ne ho fatti è perché voglio lasciare ai lettori tutte le evidenze.

Lei non crede nell’amore di Saramago con Pilar. Non ci crede nello specifico o non crede nelle relazioni tra persone con un tale divario d’età?

Credo di aver già risposto a una domanda precendente, però lo ripeto, Saramago e Pilar non hanno nulla a che vedere con il mio libro. Gli ho messo accanto un'altra donna.  Dell'amore tra Saramago e Pilar, scusi, ma proprio non me ne importa nulla. Ma com'è stato mai possibile un simile abbaglio? Intendo dire che abbia scritto un libro dubitando dell'intensità dei loro sentimenti. È un problema che non mi sono mai posto, nemmeno un secondo, durante la stesura del romanzo. Sono costernato. Quanto alle differenza di età, siamo anche qui su un altro piano. Io parlo di un vecchio che potrebbe essere quasi il nonno di sua moglie, e su questo, scusi, ma Molière ha insegnato tutto a tutti.

Togliamo Saramago, togliamo le polemiche e togliamo tutto. Rimane un bel libro, il suo, scritto molto bene. Questo non può essere il suo esordio… Se non ci vuole dire niente, mi dica almeno se mi sbaglio.

No, non si sbaglia e la ringrazio.

Tolti Saramago e Antunes chi rimane? C’è qualche nuovo autore portoghese degno di attenzione?

Beh, a parte me, direi che non ce ne sono poi molti (scherzo). Ci sono molti giovani e bravi scrittori, ma anche scrittori di mezza età. Non mi faccia fare nomi. Comunque,  in Portogallo è come in quasi tutto il resto del mondo: i migliori non stanno quasi mai in classifica.

Che altro ci vuole dire sul libro?

Che l'ispirazione mi è venuta passeggiando per la Fiera del Libro di Lisbona. Non so se la conosce, ma è una fiera all'aperto, molto bella anche se poco nota, con una bella vista sul Tago. C'erano i rispettivi protagonisti del mio romanzo, ognuno allo stand delle loro rispettive case editrici a fare autografi ai loro lettori.  È stata la diversità dei loro atteggiamenti a far scattare la molla. E mi creda, è stata una molla irresistibile. Sa com'è, quando la penna parte non la può fermare nessuno.

La ringrazio di tutto…

Anche io la ringrazio.