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Cinema

“Corpo celeste” di Alice Rohrwacher

di Rita Della Pietra / 21 dicembre

Il film Corpo Celeste narra la storia di Marta, una ragazzina di tredici anni di origine calabrese, ma che ha sempre vissuto in Svizzera. Quando la madre perde il lavoro, la famiglia è costretta a trasferirsi nella provincia di Reggio Calabria, dove Marta si troverà a vivere in un contesto completamente diverso da quello a cui era abituata, dominato da una mentalità ipocrita e filoclericale.

La vita in famiglia non è molto più facile da gestire, tra i continui attacchi della sorella e la diversità degli zii e della cuginetta, cresciuti in una realtà per lei incomprensibile, la figura della piccola protagonista appare estremamente solitaria, confortata solo dalla presenza della madre, l’unica a mostrare affetto e comprensione per lei. 

Marta deve fare la cresima, ma il sacramento sembra essere sentito dalla comunità più come un evento mondano (in stile “ballo delle debuttanti”) che spirituale. Inizia così ad avvicinarsi al catechismo, dove si imbatte in un’insegnante bigotta e morbosamente legata al sacerdote della parrocchia, don Mario, prete più interessato alla carriera che non alle questioni di fede.

Il film è tempestato da figure ben delineate quanto inquietanti, interpretate da un cast di attori credibili nei ruoli che ricoprono. Alcuni personaggi sembrano presi in prestito dall’immaginario horror, come il vescovo e il suo segretario, “lombrosianamente” loschi e caratterizzati da un atteggiamento arrogante, o il sagrestano, prepotente e capace di atti deplorevoli.

L’atteggiamento della regista verso la realtà che vuole descrivere, un piccolo centro del Sud, può apparire viziata da alcuni pregiudizi, in quanto l’immagine che si presenta allo spettatore è quella di una realtà retrograda, descritta quasi in chiave “macchiettistica”, e priva di individui pensanti, fatta eccezione della famiglia di Marta che, per l’appunto, ha vissuto in un altro Paese. L’assenza di elementi positivi o anche di contesti differenti da quello della casa e della parrocchia, ad esempio la scuola o un qualsiasi luogo di svago, tolgono realismo al film che, tuttavia, ha il merito di descrivere l’inettitudine di alcuni rappresentanti dell’istituzione ecclesiastica i quali, non riuscendo a porsi come guida nei confronti dei fedeli né a comunicare realmente con essi,  preferiscono far leva sull’ignoranza e la fragilità di alcuni soggetti per far valere la propria autorità.