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Musica

“Tutto Mozart” per Lonquich

di Francesco Bove / 12 gennaio

Il mese di gennaio del Santa Cecilia è dedicato a Mozart e, tra le serate incentrate sul compositore austriaco, spicca quella che ha visto come protagonista Alexander Lonquich, nella doppia veste di direttore e pianista. Scelta di spessore dato che Lonquich è uno dei maggiori studiosi del repertorio mozartiano. Si comincia con le Sei danze tedesche, scritte a Praga nel 1787, che riprendono temi popolari e che spopolarono durante il carnevale di quell’anno. A seguire il Concerto per pianoforte K456, probabilmente – come si evince da una lettera indirizzata alla figlia del 1785 – scritto per l’amica Maria Theresia Paradis, pianista cieca che, in quegli anni, aveva conquistato i favori del pubblico salisburghese. L’andatura marziale del primo movimento tradisce la vera natura della composizione, che demanda al pianoforte un motivo cantabile e ai fiati il ritmo marziale. Nell’“andante”, si possono rintracciare echi melodrammatici dell’aria di Barbarina da Le nozze di Figaro fino alla chiosa malinconica, tipica mozartiana. Solo il finale, allegro vivace, presenta la forma di un rondò, già in nuce nell’“andante”, conservando quel dialogo incessante tra pianoforte e orchestra, colloquiale e non giocato sui contrasti. Lonquich, da buon filologo, propone, poi, al pubblico del Santa Cecilia la Musica funebre massonica in Do minore K 477. Siamo nel 1785 ed è un’opera per commemorare due fratelli massoni. In un solo movimento, Mozart riesce a innervare la tipica struttura della marcia funebre con la melodia gregoriana consegnando un’opera dai forti contenuti spirituali, meditabonda, che assume compattezza man mano che si avventura verso un finale doloroso e sublime. Infine, la Sinfonia n.36, composta nel 1783 a Linz quando, con la moglie, fu ospite del Conte Thun. Composta di getto, è una sinfonia minore e preparatoria alle tre più famose. L’apertura è quasi un omaggio ad Haydn, lenta e rigorosa, ma, in tutta la composizione, che dà risalto soprattutto a fiati e timpani, si rilevano una serie di opposti tipici della scrittura manicheista haydniana.

Una serata speciale, sotto questo punto di vista, Lonquich è un ottimo pianista che dà fondo a tutta la sua fantasia pur di restituire un Mozart appetibile. Ha preferito non strizzare l’occhio al pubblico per dar voce, per contro, a un repertorio poco famoso. Non è un direttore né un pianista convenzionale – questo può far storcere il naso ai “puristi” – ma il suo è piuttosto uno studio sul repertorio, sul fraseggio e l’estetica mozartiana. Un musicologo con pregi e difetti, eccentrico, coraggioso e dinamico che ha diretto l’Orchestra del Santa Cecilia con piglio deciso e romantico.


Sala Santa Cecilia, 09.01.12, Roma.
Per info : http://www.santacecilia.it