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Cinema

“Almanya” di Yasemin Samdereli

di Rita Della Pietra / 27 gennaio

Almanya, della regista turco-tedesca Yasemin Samdereli, narra la storia di Husseyn Yilmaz e della sua famiglia, che negli anni ’60 ha abbandonato la Turchia per andare a lavorare in Germania. È l’epoca del boom economico e la Germania stessa tende a incentivare l’immigrazione dei turchi da impiegare come mano d’opera.

Dopo tanti anni trascorsi in Germania e ormai divenuto anziano, Husseyn è riescito a mettere da parte dei soldi e a comprare una casa nella propria patria di origine e propone alla moglie Fatma e al resto della famiglia di partire tutti insieme per trascorrere una vacanza in Turchia. Nonostante lo scetticismo iniziale, la famiglia decide di partire e, durante il viaggio, la nipote di Husseyn, Canan racconta al più giovane della famiglia, suo cugino Cenk, ansioso di conoscere meglio le proprie origini turche, la storia dei loro nonni: il loro incontro, il trasferimento in Germania del nonno e il successivo ricongiungimento con la famiglia che ha dato inizio alla loro nuova vita in una realtà completamente diversa dalla loro.

Almanya riprende un tema che è stato già affrontato in film come East is East e Un bacio appassionato, cioè l’integrazione in Europa di immigrati provenienti da paesi arabi, ma in questa commedia manca l’elemento di tensione fra le vecchie generazioni, ancora molto legate alle tradizioni, e le nuove, vissute da sempre in Occidente. Anzi il legame tra i componenti della famiglia di Husseyn è incentrato sull’affetto e la solidarietà reciproca, che nei momenti di difficoltà prevale sulla rabbia e le incomprensioni, fornendo, in tal modo, un’immagine meno stereotipata della comunità araba.

La commedia, più che soffermarsi sulle differenze culturali o sui problemi legati all’integrazione, vuole porre l’accento sul desiderio di Husseyn di non dimenticare le proprie radici, pur senza rinnegare le proprie scelte o disprezzare il Paese che lo ha ospitato. Questo desiderio lo accomuna al nipote Cenk che, essendo il più piccolo della famiglia, è quello che è stato meno influenzato dalla cultura turca ma, nonostante ciò, sente tale cultura come una parte di sé e della propria identità e desidera riappropriarsene.