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Cinema

“Frank” di Lenny Abrahamson

di Federico Lorenzelli / 28 ottobre

Ispirato alla vita del musicista e commediografo Frank Sidebottom, Lenny Abrahamson dirige una commedia su un aspirante musicista e il suo incontro con una band pop d’avanguardia, capitanata dall’enigmatico Frank, un genio della musica che si nasconde all’interno di una finta testa gigante.

Jon Burroughs (Domhnall Gleeson) scrive canzoni insignificanti e sogna di sfondare come musicista. Un giorno per puro caso è testimone del tentativo di auto-annegamento del tastierista dei Soronpfrb, uno sconosciuto gruppo d’avanguardia. Il manager del gruppo, Don (Scott McNairy) offre a Jon di sostituirlo e di suonare quella sera stessa con loro. La serata è una catastrofe, ma nonostante tutto Jon accetta di entrare nel gruppo. Non immagina che dietro al tentato suicidio del tastierista ci sia la follia collettiva della band: c’è Clara (Maggie Gyllenhaal), la violenta e intransigente suonatrice di theremin che odia Jon dal primo istante; ci sono Nana (Carla Azar) e Baraque (Francoise Civil), che parlano esclusivamente francese; e poi c’è Frank (Michael Fassbender), il geniale leader, polistrumentista e cantante, che indossa sempre un’enorme maschera di cartapesta. Nessuno lo ha mai visto in faccia, nessuno conosce la sua storia, né perché si nasconda; e a nessuno interessa, solo al nuovo arrivato Jon. La band si trasferisce a Vetno, in Irlanda, per registrare del nuovo materiale. Al centro di questo ritiro musicale c’è ovviamente Frank, con il suo fare amichevole, a volte da recluso, ora eccentrico, ora esigente, mai banale, e la sua capacità di trovare ispirazione in ogni cosa. Passano così mesi e mesi di duro lavoro. Jon, non si sente soddisfatto come cantautore. Nonostante la profonda ammirazione per Frank, comincia a domandarsi cosa stia facendo. Usa i suoi soldi per risolvere le difficoltà finanziarie della band e inizia a pubblicare su youtube e twitter filmati e pensieri legati a questo vortice creativo di cui fa ora parte; i Soronpfrb diventano così un fenomeno di nicchia e vengono invitati a suonare al SXSW, un festival musicale in New Mexico. Ma le cose non andranno secondo i sogni di gloria di Jon.

L’esperienza autobiografica di Jon Ronson, sceneggiatore di Frank assieme a Peter Straughan, nonché ex-tastierista di Frank Sidebottom, alter ego del comico Chris Sievey, ha giocato un ruolo fondamentale nella stesura del film. Frank inizia infatti come un adattamento degli scritti di Ronson per poi svilupparsi in una storia originale; la scena in cui Jon Burroughs viene a contatto e poi reclutato dai Soronpfrb in cerca di un tastierista ricalca a grandi linee come Jon Ronson sia realmente entrato a far parte della band di Frank Sidebottom.

Frank inizia come una commedia surreale che parla di una band dal nome impronunciabile e dei suoi pazzi membri, per poi svilupparsi e cambiare tono, portando a concetti e riflessioni più profonde; una velata critica ai social network e quindi al rapporto tra viralità e popolarità; uno sguardo alla non necessaria e mai sufficiente convivenza tra il genio artistico e un’anima mentalmente travagliata, il dono e la croce di nascere musicista; la non accettazione, nel caso di Jon, della propria mediocrità e il sacrificio autoindotto di chi si crede un musicista senza averne reale capacità; il controsenso di un uomo come Frank, che anela a essere accettato e conosciuto da molti eppure teme il contatto visivo con il proprio interlocutore; un disarmante talento che non crede di potersi esprimere se non dietro una maschera, mostrandosi inerme e fragile come uno Ian Curtis, storico cantante dei Joy Division, rinato, sensibile come un eterno bambino sconfitto dalla vita, come Daniel Jonhston.

Il cast di Frank è perfetto. Tutti gli attori hanno suonato dal vivo i loro strumenti; Domhnall Gleeson (Questione di tempo, Il Grinta) riesce a bilanciare un uomo qualunque, un colletto bianco, e un aspirante artista, e a esprimere la sua difficoltà nell’essere il membro più normale di una band di pazzi; uno che non si dà per vinto neanche quando gli altri non prendono minimamente in considerazione le sue idee o sono violenti con lui. Michael Fassbender interpreta magistralmente un ruolo per niente facile, recitando per la quasi totalità del film sotto una maschera che lo lascia senza lo strumento più importante per un attore; si inventa alternative per esprimere la fisicità di una mente disturbata utilizzando il corpo durante le scene di registrazione, come se fosse pervaso dal processo creativo.

Ma cosa ci lascia Frank, in definitiva? Ci lascia il quesito se la pazzia, la normalità e la creatività possano coesistere in un artista, o se piuttosto debbano coesistere; Ronson non risponde a questa domanda, ma nel finale afferma che non è la sofferenza a rendere (Frank) un musicista migliore, a fargli raggiungere una particolare profondità; piuttosto lo rallenta.

Frank è stato presentato per la prima volta al Sundance Film Festival del 2014 per poi girare per vari festival internazionali, incluso il Biografie film festival di Bologna.

 

(Frank, di Lenny Abrahamson, 2014, commedia, 95’)