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Libri

“Senti le rane”
di Paolo Colagrande

La storia di un ebreo che si fa prete e cade nei giochi pericolosi di eros e thanathos

di Giulia Usai / 9 settembre

Leggere Senti le rane di Paolo Colagrande (nottetempo, 2015) ti fa gridare di giubilo e cantare alleluia. Questo romanzo è uno di quegli oggetti narrativi che sembrano essere passati indenni attraverso la fiacchezza di certa letteratura italiana contemporanea per uscirne in forma smagliante. Il ritmo della voce narrante è azzeccatissimo, e Colagrande, dosando una buona dose di genialità con cadenza pressoché costante, trascina il lettore verso un finale disastroso.
L’aspetto davvero anomalo di un libro del genere è lo stile umoristico: il sarcasmo yiddish viene infatti adattato alle vicende di un paesino romagnolo cattolicissimo, e la vicenda è scandita secondo i tempi e i personaggi della ballata popolare, tra bigottismo, superstizioni e identità ebraica.

La trama è ancora più inconsueta: un giovane ebreo, Zuckermann, d’improvviso scopre la vocazione cristiana e decide di farsi prete, proprio mentre percorre al volante la Provinciale 633 di Lumbriasco di ritorno dalla sinagoga di Bolzate, un po’ come era accaduto a San Paolo, insomma, anche se, chiarisce la voce narrante, «considerato tutto l’insieme della storia e i suoi dettagli e corollari, compreso il fatto che Paolo di Tarso dopo l’apparizione di Cristo era rimasto tre giorni a Damasco senza vedere niente ma soprattutto senza mangiare e bere, discutendone con Sogliani vien da pensare che le somiglianze tra la storia di Zuckermann e quella di Paolo di Tarso l’apostolo gentile sono pochissime».

Tuttavia il neoprete Zuckermann cade presto in tentazione, innamorandosi della Romana, la figlia vergine e bella di due devoti parrocchiani. La sicumera iniziale che aveva accompagnato la chiamata comincia a vacillare, e tra deliri dovuti all’eccessivo studio di testi teosofici e infiltrazioni fin troppo terrene di tentazioni carnali il sacerdote tenta di freddare i tremori passionali suscitati dall’adolescente che si inginocchia al confessionale.

Senti le rane fa pensare spesso a un romanzo straniero, perché servirsi della cultura ashkenazita per raccontare una storia così sfacciatamente divertente sembra una prerogativa di altre letterature, eppure l’autore supera quest’idea stessa per inventiva, riuscendo a coniugarla al bacchettonismo italiano di provincia e confezionando un testo decisamente impeccabile.

(Paolo Colagrande, Senti le rane, nottetempo, 2015, pp. 344, euro 16,50)

LA CRITICA - VOTO 9/10

Un romanzo che riesce a coniugare l’ironia yiddish al bigottismo della provincia italiana, procedendo con ritmo brillante verso una conclusione allegramente apocalittica.