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Cinema

“GOLD – LA GRANDE TRUFFA”
DI STEPHEN GAGHAN

Hollywood torna a raccontare la corsa all’oro

di Giovanni Belcuore / 5 maggio

La corsa all’oro fu un periodo, nella seconda metà dell’Ottocento, in cui migliaia di cittadini americani e non solo, si misero in viaggio alla ricerca del metallo prezioso. Oltre che migliorare la rete dei trasporti e dei mezzi di comunicazione, la corsa all’oro ebbe un enorme impatto sulla cultura popolare, tanto da essere considerata oggi, al pari della conquista del vecchio west, uno dei miti fondativi del folklore americano. Gold – La grande truffa per quella ricerca ossessiva della fortuna economica che mette in scena rientra perfettamente nell’insieme di quei prodotti pop prettamente e intrinsecamente americani.

Gold è la storia di Kenny Wells (Matthew McConaughey), un uomo che da sempre cerca di trovare la via per il successo. Grazie alla sua perseveranza, Kenny riesce ad avvicinare il geologo Michael Acosta (Edgar Ramirez) e a convincerlo della presenza dell’oro nel sottosuolo della giungla indonesiana. I due iniziano a scavare e sotto terra troveranno il metallo prezioso, ma anche una serie di guai.

La corsa all’oro in campo cinematografico è soprattutto La febbre dell’oro capolavoro del 1925 di Charlie Chaplin. A più di novant’anni di distanza dall’uscita del film di Chaplin, arriva nelle sale un’altra pellicola che fa della ricerca frenetica del metallo più pregiato il suo argomento centrale. E proprio come La febbre dell’oro sta in piedi grazie al suo protagonista, Gold vive e si nutre soprattutto delle espressioni e delle parole di Matthew McConaughey, protagonista del film in grado di calamitare l’attenzione dello spettatore per l’intera durata. Con una pancetta da birra e con una calvizie molto più che incipiente, l’attore texano conferma, sposando il metodo Stanislavskij, quella sua volontà di spingere il suo corpo alla più completa metamorfosi. In Gold l’attore texano riesce a controllare ogni muscolo in funzione del personaggio che interpreta. Come l’Al Pacino di qualche anno fa, McConaughey ricava da ogni movimento, tic e sfumatura della voce energia per il suo personaggio. È un processo di crescita e maturazione impressionante quello di McConaughey, che, dall’Oscar di Dallas Buyer Club a oggi lo ha portato a lavorare solo in ruoli di enorme complessità, dandogli modo di mostrare un’eccezionale duttilità e flessibilità. Il suo Kenny Wells di Gold è la tipica rappresentazione dell’everyman americano povero e testardo, che non si arrende mai e che alla fine trova la tanto bramata ricchezza (pagandone poi le conseguenze).

Gold, che a tratti potrebbe assomigliare The Wolf of Wall Street di Scorsese, è soprattutto la messa in scena del sogno americano, un evergreen che ciclicamente Hollywood cerca di proporre al pubblico. Ambientato negli anni Ottanta e ispirato (solo in minima parte) allo scandalo minerario Bre-X del 1993, Gold è la classica costruzione del self-made man, dell’uomo costruitosi con le proprie mani e costretto a scontrarsi con mille avversità. Kenny Wells, in questo senso, assomiglia molto a Daniel Plainview, il cercatore d’argento che ne Il petroliere di Paul Thomas Anderson trovava l’oro nero. Ciò che però allontana le due pellicole è proprio l’ambientazione storica: Gold è puramente un film anni Ottanta; i suoi protagonisti si muovono in un mercato economico fuori controllo e soprattutto in un decennio folle. Gold cerca di ricostruire quel periodo storico con la leggerezza tipica di quel decennio: il film è un godibilissimo mix di caper movie e biopic; si collocando in una zona limbo, sospeso fra il cinema di intrattenimento e quello di ricostruzione storica come mezzo di riflessione sul presente, risultando piacevole, ricco e ipnotico; un po’ come la recitazione di McConaughey.

 

(Gold – La grande truffa, di Stephen Gaghan, 2016, avventura, 121’)

 

LA CRITICA - VOTO 7/10

Il regista Stephen Gaghan sapientemente si limita a lavoro ordinario lasciando tutta la scena a Matthew McConaughey, protagonista perfetto di Gold – La grande truffa, film che riesce, toccando corde tanto care al cinema hollywoodiano, a raccontare l’avidità dell’uomo.