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Musica

Primal Scream @ Ex-Dogana, 16 luglio 2017

Il ritorno a Roma della band di Gillespie

di Simone Mercurio / 21 luglio

Non solo U2. In una serata in cui Roma e tutti i social erano invasi dalle notizie che arrivavano dallo Stadio Olimpico, gli appassionati di rock e bella musica attendevano la data romana di Bobby Gillespie e dei suoi Primal Scream che tornavano nella Capitale a distanza di sei anni da quel magnifico live celebrativo del ventennale dello storico album Screamadelica, festeggiato nel 2011 alla Cavea dell’Auditorium.

All’interno dello scenario metropolitano e post-industriale dell’Ex Dogana, con il palco incastonato sotto il ponte della Tangenziale romana, si svolge il concerto della storica formazione scozzese. Una di quelle band, i Primal Scream, che certamente meriterebbe in Italia una maggior fortuna popolare. Ma si sa che il vento del successo mainstream soffia in maniera confusa e, spesso, dove gli pare.

Quello dei Primal è un sound che si muove tra acidrock in salsa britannica, blues e folk, che con il celebrato e straordinario disco del 1991 ha dato una svolta pioneristica anche al rock contaminato dall’elettronica e dai suoni e ritmi della musica house.
Ma, in fondo, «It’s only rocknroll» cantava qualcuno.
Suoni di altissima qualità e con un leader come Gillespie, abbastanza bisbetico e carismatico, al punto tale da non far impallidire nessuno davanti a vizi e virtù dei più grandi della storia del rock.
Eppure la band di Glasgow nel nostro paese è una formazione di nicchia. Non pìù di seicento le persone presenti alla serata organizzata da Viteculture. Poche centinaia che però hanno saputo caricare Gillespie che dopo il primo pezzo, partito a freddo e col pilota automatico, ha poi ingranato la marcia ricaricandosi come per osmosi grazie a un energetico e caloroso pubblico romano.

Prima di iniziare, due opening act di valore (ma di diverso taglio musicale) con Lilian More, al secolo Linda Bosco ̶̶ artista milanese classe 1994 che, dopo aver debuttato nel 2013 con l’ep Now we go! e dopo la pubblicazione nel 2015 del singolo “Believe in chance”, è attualmente impegnata nella lavorazione del nuovissimo progetto musicale In Bloom.
A seguire arrivano gli interessanti fiorentini ⁄handlogic! con il loro suoni intimistici tra Notwist e Radiohead.
Breve pausa, qualche accordatura di basso e chitarra in più del dovuto da parte dei responsabili del palco (la sera prima, a un altro live italiano degli scozzesi, si legge nelle cronache in rete di qualche problema “tecnico” di troppo) ed entrano in scena, finalmente, i Primal Scream.

Inizio fulminante con la sempreverde e bellissima “Movin’ On Up” e il pubblico comincia a scaldarsi. A seguire parte il riff di “Jailbird” da Give Out But Do’t Give Up del 1994, quello con la bandiera sudista americana in copertina. Il basso è donna, suonato dalla brava Simone Marie Butler. La stonesiana “Dolls (Sweet Rock and Roll)” scatena il pubblico e scioglie ogni freddezza iniziale della band. Lo stesso Gillespie, magrissimo, in camicia lucida e argentata incita più volte il pubblico a battere le mani. Fans che non si fanno certo pregare. Arriva una lunga sequela di brani splendidi della trentennale carriera della formazione. Con “It’s All Right It’s Ok” da More Light del 2013 l’atmosfera si scalda con il coretto «ulalà, ulalà» che rimbalza tra pubblico e band in una coda emozionale e quasi da falò sulla spiaggia tra amici.

Due soli i pezzi (per fortuna) tratti dall’ultimo Chaosmosis del 2016, album decisamente minore e trascurabile della band. Brani che fanno da spartiacque all’interno di una scaletta di quattordici brani per novanta minuti di musica dal vivo.

Dal 1989 – anno del secondo disco ominimo della band, che aveva esordito due anni prima con Sonic Flower Groove – arriva la splendida ballata elettrica “I’m Losing More Than I’ll Ever Have”. Non si illuminano più gli accendini in platea come all’epoca, perché nel 2017 è tutto un fiorire di braccia alzate e smartphone d’ordinanza tra il pubblico.

Con “Country Girl” e “Rocks” si balla e la band è decisamente presa bene. Ride, suona assoli, si dimena, e la bassista con minigonna e stivaletti attira più di uno sguardo dagli astanti e dagli stessi fotografi sotto il palco che a tratti sembrano ignorare completamente il povero Gillespie.
Il buon Bobby canta bene, si agita, parla, scherza verso chi gli accenna a tratti cori da stadio. «So, are you enjoying?» – vi state divertendo? – chiederà compiaciuto.

Finale, nei bis, tutto dedicato all’album pietra miliare della band con “Higher Than the Sun” e (soprattutto) col capolavoro della band: quella “Come Together” che vanta numerose versioni e che nel disco sfora i dieci minuti. Il già citato Screamadelica appunto, come il disco, ma anche come la celebre e storica serata romana firmata dal celebre dj e producer capitolino Fabio Luzietti, che proprio da questi suoni prendeva spunto. Quell’orgia di suoni tra pop, black music, psych-rock, house ed elettronica che sono il marchio distintivo di una band tra le più influenti e importanti del panorama mondiale. Anche se questa volta sono stati a appannaggio di poche centinaia.