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Musica

Willie Peyote scrive il suo album migliore: Iodegradabile

L'ultimo album dell'artista torinese

di Luigi Ippoliti / 14 novembre

Willie Peyote esce oggi con il suo quarto album, Iodegradabile. Facciamo però una premessa: il 23 aprile del 2017 va in televisione su Raiuno a Che tempo che fa. Manca poco meno di un anno al governo di fatto guidato da Salvini, la cui ascesa è inarrestabile. Il germe del razzismo trova sempre più spazio sui vari social e nella vita di tutti i giorni.

L’artista torinese canta di fronte a Fabio FazioIo non sono razzista ma”. Una canzone che va a colpire la retorica del mettere le mani avanti di chi dice di non essere razzista, ma che manipola il tutto con un avverbio avversativo, lavandosi di fatto la coscienza per vomitare odio e ignoranza senza troppi problemi. Scopre un nervo delicatissimo in diretta nazionale, tanto che Maurizio Belpietro in un editoriale sul suo giornale, La Verità, non ci sta e se la prende con lui: non è giusto dire che il popolo italiano è xenofobo. Per Willie Peyote è una grande conquista aver fatto «incazzare» un giornalista del genere.

Ecco, trovarsi di fronte qualcuno che attraverso la musica, oggi, riesca a far smuovere un certo sentimento, seppur in minima parte, è grasso che cola. La musica è sì melodia, ricerca, sperimentazione, banalmente musica insomma, ma può e deve essere anche veicolo per procurare delle fratture politiche. Cosa che sembra esser stata cancellata dalle nuove generazioni, salvo rare eccezioni. In un momento storico in cui ciò che rimane dei cantautori si accontenta di scrivere quello che viene dettato dal mercato (itpop e simili) – per tacere di un vero movimento indie praticamente inesistente -,  è sempre più convincente l’idea che ciò che anni fa era ad appannaggio della musica pop, oggi sia materia dell’universo hip hop/rap – Salmo, per esempio. Nonostante il fatto che Iodegradabile non sia prettamente né hip hop né rap.

Iodegradabile è uno strano mix di cose vecchie, ma ringiovanite e rese moderne. Ci si ritrova più di qualche spunto alla Jovanotti o J-Ax (non gli orribili nuovi generatori di hit estive): “Quando nessuno ti vede” sembra preso direttamente da Così com’è degli Articolo31. Un atteggiamento musicale che sa di un paio di decenni fa, a cui aggiungere delle deviazioni alla Ex-Otago. Rap e aperture melodiche. Un humus culturale in comune con Caparezza. Sprazzi di Jamiroquai anni 2000 e quella strana violenza gentile del cantato. Chitarre che sembrano uscite da certi album fusion jazz, che sono le uniche chitarre che possono far funzionare quest’album. E un groove, da inizio alla fine, davvero notevole.

L’immagine in copertina è riassuntiva del contrasto che Iodegradabile produce: come la sua testa dentro una confezione del supermercato ci inquieta e allo stesso tempo risulta ironica, ci fa sorridere, così quello che ci dice – che è molto serio e dovrebbe atterrirci – sguazza in un mood costantemente allegro che che alla fine attenua lo sconforto, facendoci divertire. La mercificazione di tutto è digeribile. O degradabile.

A impressionare non è la forza poetica in sé, in cui aleggia comunque della retorica funzionale in questo contesto, ma la combinazione tra le indubbie qualità meccaniche da scioglilingua e un apparato strumentale costruito con grande qualità.

Willie Peyote, qualsiasi cosa ne pensi Belpietro, con Iodegradabile scrive il suo album migliore.

LA CRITICA - VOTO 7/10

Quart album per Willi Peyote. Iodegradabile è il suo lavoro più convincente, dove l’artista torinese trova una cifra stilistica molto convincente.