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Libri

L’universo è una causa persa

A proposito di “Santa Rita” di Tommy Wieringa

di Giuseppe Cocomazzi / 3 dicembre

Con Santa Rita di Tommy Wieringa (Iperborea, 2019), nell’ottima traduzione di Claudia Cozzi, è tornata a circolare tra gli scrittori una massima di Čechov. Se vuoi aspirare all’universale, accetta il provinciale; punta ai massimi sistemi, e non saprai esplorare nemmeno i tuoi paraggi. Ce lo dice anche l’ultima prova di Vanni Santoni, I fratelli Michelangelo: ambienta la tua storia nella terra a te più prossima, e svelerai la verità del mondo, specie di quello che conta. New York, Londra, Berlino, Hong Kong…

Se non serve a scusare un localismo esasperato, l’universalità della provincia può sempre contare su una falla cognitiva: ci spinge a credere che gli eventi e i ricordi che recuperiamo con meno sforzo siano anche quelli più disponibili e condivisi. Giudichiamo universale quello che meno ci costa giudicare universale.

L’Overijssel, la provincia al confine con la Germania in cui è cresciuto Wieringa, è l’universo di Paul Krüzen, lo scapolo e figlio unico protagonista di Santa Rita. Quando Paul è ancora un bambino, un aeroplano russo si schianta a pochi metri da casa. Questo episodio imprime nella sua biografia il bipolarismo storico che spaccò l’Europa in nazisti e comunisti. Paul, infatti, si guadagnerà da vivere smerciando oggettistica militare nazista. La sua avversione per tutto ciò che odora di sovietico viene risvegliata dall’arrivo di un russo che stringe subito amicizia col losco proprietario del Club Pacha. Nel tempo libero, accudisce il vecchio padre, frequenta un caffè-ristorante gestito dai cinesi e incontra la sua santa Rita in un nightclub.

A capitoli alterni, il passato e il presente di Paul si mostrano secondo un modello già collaudato in Questi sono i nomi. I piani narrativi, in apparenza poco comunicanti, si sfiorano con l’inesorabile lentezza della vita in una sonnolenta regione di confine, dove a fare notizia sono il traffico di stupefacenti e il talento musicale che cantava alle feste di paese. Wieringa allestisce pazientemente la scena che prelude all’esplosione, a tal punto che Santa Rita corre il rischio di finire nell’antologia dei libri lasciati a metà. Ma superato il punto di non ritorno, la parabola della seconda parte precipita con una rara forza d’urto.

Rispetto a Questi sono i nomi, in cui i due filoni della trama sono troppo lontani per intrecciarsi indissolubilmente, la maestria compositiva ha senso proprio perché passato e presente si chiariscono a vicenda, e non per via di un epos collettivo, quanto per la propensione di tanti minimi dettagli a cospirare e ingigantirsi a vicenda fino a evocare violenza e assurdità. L’angoscia descritta nelle ultime pagine è tanto più serena e devastante se a innescarla è proprio la credenza che il miglior amico di Paul non ha il coraggio di smentire. Lo stillicidio delle informazioni è efficace perché mima l’oppressione tipica della provincia, in cui l’inesorabile ma estenuante profilarsi della rivolta prende il posto delle rivoluzioni cittadine.

Gli abitanti dell’Overijssel sono xenofobi latenti, già post-wildersiani. Costruiscono case in stile pseudosassone e si nutrono di cibo asiatico borbottando stereotipi sulla cucina asiatica. Ma lo straniero che si ferma in queste lande è un migrante pronto a volare via non appena fiuta un’occasione migliore: nel giro di una pagina, Paul è empatico verso i cinesi, «finestra sul mondo», che dopo aver acquistato un vecchio locale lo lasciano così com’è – a parte qualche tettoia e le foto ritoccate di cascate – ma al tempo stesso gli rimprovera di non saper mettere radici, di non distinguere un esker da un campo alto.

In Santa Rita si trova qualche frase ad effetto di troppo, ma anche pagine poetiche, come quelle che raccontano la passeggiata oltreconfine di Paul e suo padre in un campo di patate. La rude lode di Wieringa all’ingrediente principale della dieta olandese è una magnifica sintesi di Heaney e Van Gogh. Ed è qui che Santa Rita riesca a portare un sentimento trasversale in superficie.

 

(Tommy Wieringa, Santa Rita, Iperborea, 2019, 320 pp., euro 18,50, articolo di Giuseppe Cocomazzi)