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Libri

Il Mezzogiorno, oltre gli stereotipi

“Fake Sud” di Marco Esposito

di Marco Di Geronimo / 4 febbraio

L’Italia si divide in Sud e Nord e si sa, non è una frattura soltanto geografica. Il problema è che tutti ne parlano con approssimazione, un’approssimazione che sconfina spesso nello stereotipo o persino nel razzismo, e impedisce al Paese di trovare una soluzione all’annosa Questione meridionale. Ma basta una “semplice” operazione verità, ed emergono così tanti argomenti a sostegno delle tesi meridionaliste, che affrontare il dibattito diventa inevitabile anche per chi si è sforzato di chiuderlo.

Sembra questo il messaggio di Fake Sud. Perché i pregiudizi sui meridionali sono la vera palla al piede d’Italia (Piemme, 2020), l’ultima fatica di Marco Esposito. Un libro di agevole lettura che con prosa brillante riesce ad affrontare i problemi più tecnici e complessi del Mezzogiorno. Non si tratta però di un mero testo di inchiesta e divulgazione: il volume è un j’accuse che rompe il silenzio su una mentalità collettiva colpevole di tacciare i meridionali di pigrizia, inefficienza, sudditanza ai poteri criminali, sperpero di risorse pubbliche. Accuse in larga parte false, come s’incarica di dimostrare Esposito, mettendo in luce una realtà in cui nello Stato italiano le Regioni del Sud sono meno finanziate e meno rispettate nelle sedi pubbliche centrali.

Un dibattito pubblico così inquinato da falsi miti stronca ogni tentativo di politica di coesione. L’assurdità della narrazione settentrionalista è spesso palese: se esiste un razzismo al contrario, come denunciava Ferruccio de Bortoli sull’Huffington Post, allora esiste un «razzismo “nel verso corretto”, cioè verso il Sud?» si chiede Esposito. Sono tante le pagine in cui il giornalista napoletano aggredisce questo comune modo di pensare ai meridionali, cui corrisponde, da parte di questi ultimi, la percezione di essere condannati a «un destino da cittadini dimezzati».

Tra gli altri esempi, documentati e circostanziati, che contribuiscono a delineare questo quadro desolante dell’immaginario italiano, possiamo citarne uno recente. Quando molti cittadini di tutto il Paese, nel marzo 2020, violano le regole del lockdown nazionale, è il Corriere della Sera a scrivere: «Per una volta a Napoli e a Palermo si comportano da svedesi». E osservando il panorama mediatico ci si rende conto che l’immagine di una Napoli (e con essa tutto il Sud) in cui l’eccellenza è una sorpresa, un fatto eccezionale, è radicata davvero ovunque.

Una coltre di pregiudizi offusca gli enormi problemi reali del Sud. Eppure Esposito non indulge al piagnisteo: Fake Sud è anche e soprattutto il tentativo di svelare cosa c’è dietro questa nebbia di falsi miti. Interrogarsi sul Mezzogiorno equivale a scoperchiare un vaso di Pandora: il libro inizia con la storica favoletta della siringa sicula che costa il doppio di quella veneta, e dimostra che fu una fake news in piena regola. Poi allarga lo sguardo alla sanità meridionale, tacciata di essere inefficiente e corrotta. I dati e le fonti raccontano una storia diversa, in cui i soldi destinati al Sud sono inferiori rispetto al Nord, e i servizi sanitari meridionali scarseggiano di personale, non di produttività.

E che dire dei fondi europei? Si dice che il Mezzogiorno italiano sia stata l’unica area incapace di sfruttarli per recuperare il suo gap economico. Corruzione, incapacità amministrativa, sprechi e clientelismo? No: semplicemente, lo Stato italiano ha usato i fondi europei per compensare i tagli ai finanziamenti ordinari. Dietro i pregiudizi infondati, si cela una storia politica di ingiustizie e disparità che nuoce al Sud ma in definitiva al Paese intero, penalizzandone la competitività internazionale.

Smontare la percezione nazionale che si ha del Sud e i relativi miti è per Esposito un mezzo, non un fine; non debunking ma opera d’agitazione, appello alla mobilitazione contro l’ingiustizia. Se un libro del genere riesce in questo intento è solo perché sa mantenere in ogni pagina una credibilità quasi scientifica fatta di dati, numeri, fonti, dettagli, nomi e cognomi. La prosa a volte romanzesca si unisce all’affresco statistico per far emergere fatti trascurati (o negati) dal dibattito pubblico, per esempio, che la pressione fiscale è più alta al Sud che al Nord, e che il presunto basso costo della vita meridionale non è che un miraggio aritmetico-statistico.

Esposito approda così a una vera e propria denuncia dell’offensiva settentrionale («quasi coloniale»), ma anche dell’inerzia meridionale, ai danni dei cittadini del Sud. Il vuoto politico incarnato dalle classi dirigenti meridionali deve scuotere le coscienze: la seconda parte del volume («A chi servono le bugie?») diviene allora la sede ideale per raccontare la resistenza (fruttuosa) contro gli effetti perversi del federalismo fiscale, che penalizza i comuni meridionali, e il progetto dell’autonomia differenziata. Aggiungendo a dati e numeri stralci di mail, interviste, il racconto del suo impegno personale, Esposito riesce a convincerci che politiche diverse sono davvero possibili.

Nella terza parte l’autore passa a smontare le falsità storiche sul passato del Sud, magnificato da alcuni meridionalisti. L’intento è correggere l’«errore del pendolo», la tendenza di neoborbonici e affini a reagire con bufale ed esagerazioni ai pregiudizi e agli errori ideologici della storiografia mainstream. Nonostante una preparazione scrupolosa, questi ultimi capitoli sembrano meno riusciti: lo slancio politico della ricerca si perde, se non c’è più un problema attuale da inquadrare con cognizione di causa, bensì un dibattito storiografico più simbolico che significativo.

Certo, fare chiarezza sul passato dovrebbe servire a interpretare meglio le condizioni del Sud con la ricostruzione delle sue radici storiche, e la bella penna di Esposito riesce ad appassionarci anche alle ottocentesche locomotive napoletane. Ma smontare le bufale sui primati delle Due Sicilie interessa poco, a chi non si sia fatto irretire da certe narrazioni vittimiste. Meglio soffermarsi sulle ragioni profonde dell’arretratezza meridionale, di cui comunque Esposito illustra egregiamente le varie chiavi di lettura, e su alcune perle storiche che in Fake Sud sovvertono l’immaginario collettivo (come le prime elezioni a suffragio universale in Italia, quelle duo-siciliane del 1820).

Ben documentato, ben scritto, ben costruito, analitico e insieme sintetico (in coda a ogni capitolo c’è l’elenco delle bufale confutate), Fake Sud è un’inchiesta appassionante che aiuta a immaginare e (magari, chissà) a pretendere un Mezzogiorno, e un’Italia, migliore.

 

 

(Marco Esposito, Fake Sud. Perché i pregiudizi sui meridionali sono la vera palla al piede d’Italia, Piemme, 2020, pp. 312, euro 15,90, articolo di Marco Di Geronimo)