Flanerí

Musica

I primi due capitoli del nuovo album dei Beach House

Torna il duo di Baltimora

di Luigi Ippoliti / 15 dicembre

10 novembre, 8 dicembre,19 gennaio, 18 febbraio: le quattro date che scandiscono l’uscita dell’ottavo album dei Beach House, Once Twice Melody. Il duo americano, infatti, vista la mole di canzoni prodotte negli ultimi tre anni, 18,ha deciso presentare al mondo il loro ultimo lavoro dividendolo in quattro capitoli.

Due sono andati e ci troviamo a metà del percorso. È suggestivo parlare di questa metà album per due ragioni: perché è ovvio che non si possa parlarne precisamente, essendo solo metà di qualcosa, immaginando quindi quali potrebbero essere gli sviluppi e le direzioni prese dal duo; ma, soprattutto, a questo, andiamo a sommare il fatto che stiamo parlando dei Beach House, gruppo di culto, iper caratterizzato, identificabile con un genere, pionieri di qualcosa che in realtà dobbiamo ancora capire.

Quello che sono stati da metà anni ’00 ai primi degli anni ’10 è cosa risaputa. Con Devotion, Teen Dream e Bloom hanno ridisegnato l’idea di dream pop, seguendo la scia che dagli anni ottanta partiva dal monumento-Cocteau Twins, riuscendo a dare vita a un suono che affondasse le radici in quegli anni  ma che riuscisse a definire un momento del presente ben preciso.

Non indugiamo: Once Twice Melody, ora, ma anche pensandolo in prospettiva futura, è importante. Basterebbero questi primi due capitoli per parlare di album fatto e finito, che ha un’idea ben precisa su cui si poggiano le otto canzoni, teoricamente annoverabile tra i migliori dischi  dell’anno (spostiamo quindi il tutto a dicembre 2022). Tecnicamente ed emotivamente, non ci sarebbe bisogno di altro.

Dagli arpeggi di “Once Twice Melody“, passando per la voce manipolata di “Runaway“, fino all’instant classic “Superstar“, che è già uno dei loro brani migliori di sempre – possiamo dirlo senza paura -,  c’è quell’indefinibile che caratterizza da sempre il duo americano. Ovvero la strana sensazione per cui ti pare di girare sempre attorno alla stessa cosa, trovandoti invece ogni volta in luoghi diversi: lo scarto  è sempre in un particolare non decifrabile, in un’intenzione diversa, in uno spunto a cui non avresti mai pensato. Due capitoli ipnotizzanti, da cui è difficile non rimanere abbacinati. C’è molto della potenza espressiva di Teen Dream.

Cosa aspettarsi, allora, dalla seconda parte? Che senso possono avere altre 10 canzoni dopo questo? 

Qualcosa che segua la scia del secondo capitolo, estremizzando certe idee e andando a battere sull’elettronica? Un suono più cupo, che piano piano si fa claustrofobico, andando a disegnare un’asimmetria perfetta con “Once Twice Melody“? Un suono che riprenda la prima parte senza eccessivi stravolgimenti? Qualcosa di diametralmente opposto, dando vita così a due veri e propri diversi album?

I Beach House sono entrati in un’altra fase della carriera, raggiungendo una maturità e una consapevolezza che potrà portare il loro discorso verso qualcosa di incalcolabile e, allo stesso tempo, di riconoscibile.

Non manca molto al 18 febbraio, bisogna solo aspettare.